Non è soltanto un semplice modo per poter degustare un prodotto più raffinato rispetto a quelli main stream che si trovano nei bar; ma è anche e soprattutto “passione” e conoscenza tecnica del settore. Questo è lo “Stornarella Beer Project”, l’hobby di tre amici che, nei ritagli di tempo concessi tra i loro impegni lavorativi, si incontrano in un “club” del paese per produrre varie tipologie di birra artigianale, da far assaggiare ai famigliari e ai conoscenti che ne fanno richiesta. Loro sono Gerardo Perciabosco, Gaetano Dimopoli e Rocco Lannunziata, rispettivamente tecnologo alimentare, perito informatico ed esperto di manutenzione macchine industriali. Insieme hanno voluto dedicarsi, nell’ultimo anno, alla preparazione della bevanda fermentata, mettendo in comune le loro conoscenze specifiche e predisponendo, in modo sperimentale, un piccolo impianto informatizzato per la produzione home made, con un mulino elettrico, delle pentole, dei fermentatori e degli impianti di raffreddamento che gli stessi tre ragazzi hanno collaudato e predisposto, dopo averli acquistati su internet. “Fare la birra – ci spiega Gerardo – non è affatto semplice come può sembrare. Ci vuole una conoscenza specifica sia nel settore elettronico/informatico e sia per quanto riguarda i processi chimici di fermentazione. In questo senso, la mia laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari mi è servita molto per poter avere una conoscenza ferrata sull’argomento. Ma, naturalmente, l’unico modo per capire bene tutti gli accorgimenti da attuare, è quello di cimentarsi in prima persona con la produzione della birra”. Oggi, i tre ragazzi, stanno predisponendo una base operativa stabile, visto che in passato hanno condotto i loro lavori in un box prestato da un amico. Come è facile comprendere, nonostante il prodotto venga imbottigliato ed etichettato ad opera d’arte per una questione meramente estetica, non viene venduto e commercializzato, in quanto mancano tutte le certificazioni igienico-sanitarie richieste, oltre ai permessi di somministrazione. Per adesso rimane un semplice passatempo da condividere tra amici, oltre ad un modo per diffondere la cultura dell’arte birraia. La produzione, infatti, è comunque molto limitata, tant’è che ogni settimana si riescono a produrre 60 litri (60 bottiglie da 75cl e 60 bottiglie da 33cl), con circa 8 ore di lavoro che, più che altro, consta nell’attività di controllo del circuito produttivo completamente automatizzato. “Per quanto riguarda le qualità che produciamo – ci spiega Rocco Lannunziata – ci rifacciamo specificamente a tre stili birrai, ripresi dal Beer Judge Certification Program, ai quali poi noi applichiamo delle varianti, soprattutto per ciò che riguarda gli aromi. Sullo stile Cream Ale di origine americano, sperimentiamo l’aroma alla camomilla che attualmente è uno di quelli che ci è riuscito meglio; sullo stile Blond Ale, di origine belga, applichiamo la variante al peperoncino; mentre sulla IPA (Indian Pale Ale), di origine inglese, abbiamo provato ad introdurre l’aroma al miele, rigorosamente di origine locale. E’ importante però sottolineare come per fare una buona birra non sia soltanto necessario attenersi a delle ricette standard, ma è fondamentale anche e soprattutto sperimentare, non a caso ci chiamiamo beer project”. Nel simbolo scelto per contraddistinguere questo singolare esperimento, è forte il richiamo alla territorialità di appartenenza, con la rappresentazione della torre con l’orologio, simbolo di Stornarella. Si è tentato, nel corso di questi tre anni, di dare un ulteriore impronta locale al prodotto, attraverso la coltivazione del luppolo, nelle campagne di uno dei tre amici, situate nell’agro di Ascoli Satriano. “L’esperimento della coltivazione del luppolo – ci spiega Gerardo – non è andato a buon fine e la qualità che abbiamo ottenuto non è quella richiesta per una buona ricetta, anche perché il nostro clima non si adatta perfettamente alle caratteristiche di questa pianta che viene usata principalmente per conferire alla birra il caratteristico sapore amaro. Per questo motivo, siamo costretti ad acquistare tutte le materie prime (malto arso, luppolo e lievito) tramite gli shop online”. La frizzante iniziativa dei tre ragazzi, nonostante sia ancora in fase embrionale, ha già permesso loro di partecipare ad alcuni contest nazionali sulla preparazione della birra, l’ultimo dei quali è stato il Beer Attraction tenutosi a Rimini lo scorso maggio. Durante questo appuntamento, i tre aspiranti birrai stornarellesi, sono riusciti a superare soltanto la prima delle tre fasi previste. Gli stessi, però, promettono di riprovarci il prossimo anno. “Per il futuro – conclude Gerardo – abbiamo intenzione di formare una Beer Firm, ovvero di portare il nostro prodotto e la nostra ricetta all’interno di micro realtà industriali brassicole già avviate e certificate, presenti nella Provincia. Solo allora potremmo pensare di commercializzare il frutto del nostro impegno. Per adesso non ci resta che brindare con gli amici”.

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