Una singolare scoperta attribuisce un ulteriore record all’area archeologica di Herdonia. Circa quattro anni fa, in contrada “Cavallerizza”, a nord est dalla tenuta Cacciaguerra, gli studiosi della Sovrintendenza Archeologica della Puglia, localizzarono una tomba (la numero 382) risalente al IV secolo A.C.. La fossa era destinata all’inumazione di un uomo di circa 30-35 anni, personaggio di rango elevato dell’emergente organizzazione gentilizia. Tali conclusioni si potettero trarre immediatamente vista l’evidente ricchezza del corredo e la posizione sopraelevata della tomba, rispetto alle altre presenti nella medesima necropoli.

13339576_1070149513064998_1946971184068962976_nNon tutte le ricchezze inumate con il defunto guerriero sono state recuperate dagli archeologi, in quanto erano presenti alcuni fori praticati negli anni dai tanti “tombaroli” che hanno operato in zona e che probabilmente riuscirono a portare via anche degli oggetti in oro e in argento. Dalla depredazione clandestina si sono salvati però  altri reperti di straordinario valore, alcuni dei quali hanno addirittura conservato i materiali organici di contorno che più facilmente si decompongono con il tempo. Nella tomba del guerriero infatti, fu ritrovata una splendida spada di ferro a lama retta con un guardamani a crociera e un’elsa rivestita in avorio. Oltre alla lama, vi erano ben sette cinturoni, parzialmente conservati, che non erano indossati ma distesi e avvolti da panni.

Il tessuto, forse un mantello o un più semplice drappo, con bordo “ricamato”, avvolgeva quindi il set militare nella parte delle lamine dei cinturoni, secondo un rituale dell’antichità. E proprio questi frammenti di tessuto, hanno attirato maggiormente l’attenzione degli studiosi dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, guidati da Maria Concetta Laurenti. Dopo circa un anno di studi finanziati con dei fondi messi a disposizione dall’Ufficio di settore della Confederazione Svizzera (in accordo con il MIBACT), l’equipe di esperti è stata in grado di affermare, in seguito ad accurati esami di datazione radiometrica, che quei frammenti rinvenuti siano i più antichi resti organici di tessuto tra tutti quelli analizzati finora e provenienti da scavi archeologici italiani. A confermarlo anche alcuni esperti di archeologia dei tessuti dell‘University of Cambridge. Altri reperti simili rinvenuti in altre zone sono composti soltanto da parti cristallizzate o impronte di tessuto, ma non dall’originario composto organico. Un particolare traguardo che aumenta il prestigio di un sito che da anni è bloccato da un’impasse burocratica ma che, a detta di tutti gli esperti, conserverebbe sottoterra delle testimonianze uniche ancora da scoprire.

2016-06-01-PHOTO-00000028Oltre alla loro datazione, i frammenti del drappo, risulterebbero di incommensurabile valore anche per i caratteristici ricami che ancora si possono notare, nonostante i secoli trascorsi sottoterra. L’attento e minuzioso lavoro di restauro ha riprodotto con fedeltà le geometrie presenti sul drappo, che sono di evidente matrice dauna, in quanto in netta corrispondenza con le forme disegnate su altre migliaia di testimonianze rinvenute in zona. Il motivo principale ricalca delle piccole linee concentriche su tinte di beige che si stringono e si allargano come fossero delle greche. Si intravedono anche delle foglie stilizzate e delle stelline che ingentiliscono l’intero disegno.

2016-06-01-PHOTO-00000033Una volta conclusi i lavori di restauro, i tecnici dello ISCR hanno tenuto un seminario di studi, nei giorni scorsi, in cui hanno portato a conoscenza della collettività le risultanze ottenute dai rilevamenti. All’incontro, presso il polo scientifico di Via San Michele, sono stati invitati anche alcuni amministratori del Comune di Ordona, tra i quali, Francesco Papagno, consigliere con delega ai beni culturali, Paolo Mastrogiacomo, consigliere con delega ai Trasporti e Rocco Volpone, assessore ai lavori pubblici. “Il sovrintendente della Regione Puglia – ha spiegato Papagno – presente al seminario romano, ci ha assicurato che i frammenti di tessuto dovrebbero ritornare ad Ordona, magari all’interno del museo cittadino di prossima apertura. Inoltre, nelle prossime settimane, il medesimo seminario che si è tenuto a Roma, dovrebbe essere riproposto nelle sedi museali di Foggia o di Bari. Per noi sarebbe un grosso traguardo, per continuare a valorizzare le importanti ed inespresse ricchezze del territorio”.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO