“Noi non siamo rifiuti”. Con questo motto, riportato su tanti teli bianchi affissi lungo le grate dell’ex tribunale di Cerignola, i dipendenti della SIA provenienti dai 9 comuni consortili, si sono incontrati nella mattinata di ieri per chiedere rassicurazioni sul loro futuro e su quello dell’azienda che gestisce lo smaltimento dei rifiuti per conto del Consorzio di Bacino Fg/4.

Circa 100 persone, tra impiegati ed operatori della nettezza urbana, hanno approfittato dello sciopero nazionale indetto da diverse sigle sindacali per il mancato rinnovo dei contratti Utilitalia e Assoambiente scaduti da oltre 2 anni e mezzo, per richiamare l’attenzione sulla delicata situazione aziendale della società in house dei comuni del basso Tavoliere, che potrebbe determinare, nella peggiore delle ipotesi, la messa in mobilità di tutti i lavoratori dipendenti.

In contemporanea, presso la medesima sede di Via Falcone, si è tenuta l’assemblea di Consorzio alla quale erano presenti quasi tutti i sindaci di Bacino, accompagnati da alcuni assessori dei relativi comuni. Anche le “tute verdi” hanno richiesto, in prima mattinata, di prendere parte direttamente al dibattito che avrebbe dovuto sciogliere alcuni nodi fondamentali per il futuro dei lavoratori per i quali, dal prossimo mese, è stata paventata l’interruzione del pagamento degli stipendi.

Così, in un clima surreale di tensione e di agitazione, alcuni delegati sindacali in organico all’azienda, hanno avuto modo di sedere al tavolo moderato da Franco Metta, presidente del Consorzio e Sindaco di Cerignola. Fuori dall’aula, più volte gli agenti della Polizia Municipale sono stati chiamati ad intervenire per contenere il disappunto della gente che per ore ha atteso lo scioglimento dell’assemblea e che, a più riprese, ha tentato di interromperla.

“Se siamo qui a protestare – ci spiega il Cristiano Gerardo – è per colpa della politica e della cattiva gestione degli anni passati. Adesso noi lavoratori ci troviamo tra l’incudine e il martello, ma delle beghe politiche non sappiamo che farcene. In questo momento, a noi interessa continuare a fare le nostre giornate di lavoro e percepire regolarmente gli stipendi per poter immaginare un futuro sereno per le nostre famiglie. Da quello che ci hanno detto i vertici aziendali, adesso saremo costretti a portare i mezzi fino alle discariche di Grottaglie e questa novità ci spaventa, anche se siamo disposti a fare di tutto per conservare il nostro posto di lavoro”.

Tra di loro, le storie più delicate, di chi ha famiglie di oltre 5 figli e chi ha recentemente acceso dei mutui potendo contare sulla sicurezza economica dello stipendio mensile che ora pare a rischio. Sullo sfondo una velata sicurezza che magari, la maggior parte di loro, avrebbero comunque la possibilità di essere riassorbiti in altri settori della pubblica amministrazione dei loro comune di appartenenza, in caso di crack dell’azienda. Ciascuno di loro, però, confida ancora nella risoluzione del problema entro e non oltre la scadenza del mese di giugno.

“Dal prossimo mese – ci spiega la signora Giuseppina Rossi – ci hanno fatto sapere che non saranno in grado di assicurarci gli stipendi. Ma il problema non riguarderà soltanto la nostra retribuzione, ma anche il pagamento dei contributi e di tutte le tutele che spettano ai lavoratori dipendenti. Inoltre, la situazione debitoria di SIA, non permette neanche di saldare i debiti verso i fornitori. Tra le persone che oggi sono qui a protestare – continua la signora Giuseppina – ci sono anche alcuni che hanno vissuto la fase critica di ASIA circa 6 anni fa e adesso si ritrovano nella medesima situazione, per colpe imputabili alla gestione passata e a quella presente. Queste persone meritano rispetto e invece stanno rivedendo i fantasmi del passato”.

Nella concitata giornata, i tanti lavoratori assiepati lungo l’ampio ingresso del Palazzo di Giustizia, chiedono informazioni su ciò che si stanno dicendo i rappresentanti dei vari comuni, cercando di sapere i nomi di quelli più restii ad adeguare i contratti. Nella folla agitata, c’è anche chi in ASIA prima e in SIA dopo, ha già lavorato per decenni e al momento è in età di pensionamento. Nonostante le maggiori sicurezze ottenute a conclusione del percorso lavorativo, gli stessi non hanno voluto far mancare il loro appoggio ai tanti ex colleghi che invece rischiano sul serio.

“Metteremo le tende qui – promettono – nel caso non si faccia chiarezza al più presto”.

Mentre fuori montava la protesta, nella stanza dove si stava tenendo l’assemblea dei sindaci con il management SIA, i responsabili sindacali riportavano le medesime istanze dei lavoratori, con toni più pacati ma comunque con una verve tipica di una situazione giunta ad un punto di non ritorno.

“Provo rabbia e disgusto – ha detto Donato Cappiello, dipendente SIA e sindacalista CGIL – perché nell’arco di 7 anni è la seconda azienda che si prospetta in liquidazione. Noi, oltre ad essere lavoratori siamo anche cittadini e per questo abbiamo interesse a continuare a tenere in vita l’azienda, ma siamo stanchi di fare sacrifici. Vorremmo capire dove vanno a finire tutte le tasse che paghiamo se ci troviamo ciclicamente nella medesima situazione”.

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