Si torna a morire nelle campagne. Si tratta di un vero e proprio giallo dai contorni “noir” quello che si sta consumando a Bovino, dove nella serata di lunedì scorso è stato rinvenuto un corpo agonizzante riverso lungo una strada poderale situata in Contrada Ischia. Sono ancora incerte le cause che hanno condotto alla morte Giovanni Anzivino, operaio incensurato di 40 anni che probabilmente si trovava in zona per svolgere dei lavori saltuari in alcune versure non molto distanti dal piccolo borgo dei Monti Dauni.

A compiere la triste scoperta, il fratello che non vedendolo tornare a casa per tempo si era messo sulle sue tracce, fino a quando non lo ha ritrovato svenuto sul ciglio della strada. E’ stato lo stesso familiare a lanciare l’allarme. Subito sono state allertate le autorità che, giunte nella campagna bovinese, hanno compiuto i primi rilievi sul posto, mentre Anzivino veniva trasportato d’urgenza presso gli Ospedali Riuniti di Foggia. Non c’è stato nulla da fare per il quarantenne, morto in seguito al forte trauma subito. Parecchi dubbi sulle cause della morte. Nella giornata di ieri, sono stati diffusi i primi esiti dell’autopsia compiuta sul corpo di Anzivino, sul quale non erano presenti ferite da taglio o da arma da fuoco. Confermata la morte violenta. Le analisi evidenziano un’importante frattura alla schiena, all’altezza dell’osso sacro, la quale ha causato l’emorragia interna risultata fatale.

Le indagini avviate sul caso, non escludono tuttora alcuna pista. Inizialmente aveva avuto maggior credito l’ipotesi dell’aggressione violenta da parte di ignoti che avrebbero colpito alle spalle Anzivino per motivi non noti. Seppur il pestaggio non sia ancora da escludere, nelle ultime ore, si è fatta strada l’ipotesi secondo la quale l’uomo sarebbe stato investito da un mezzo in transito lungo il tratturo dove è stato rinvenuto il corpo in fin di vita. Ma la difficile percorrenza della stretta e dissestata strada poderale fanno pensare che difficilmente un veicolo in transito avrebbe potuto raggiungere una velocità tale da investire l’uomo accidentalmente. Altra ipotesi, che escluderebbe l’omicidio colposo, potrebbe ricondurre la morte ad una caduta fortuita, magari da una scala o da un albero.

“La vittima di questo misterioso fatto di cronaca – ci spiega il sindaco di Bovino, Michele Dedda – frequentava pochissimo il paese, poiché viveva stabilmente a Bovino Scalo, a poca distanza da dove è stato ritrovato. Per di più, non era neanche originario della zona, in quanto il padre era di Orsara. Ma, per quel poco che sappiamo, proprio il padre, sembrerebbe collegato ad un altra triste pagina di violenze che si verificò oltre 10 anni fa”.

Di fatti, ricostruendo la storia personale del padre di Anzivino, emergerebbero dei particolari rilevanti per i quali non si può escludere un collegamento con i recenti avvenimenti. Così come anche il sindaco ha confermato, circa 10 anni fa, il padre dell’operaio quarantenne, durante una notte funesta, fu sparato a colpi di fucile da ignoti personaggi dei quali non è mai stato possibile risalire all’identità. In seguito a quella sparatoria, l’uomo rimase gravemente ferito e, dopo alcuni mesi di cure, morì portando con sé tutte le zone d’ombra di questa vicenda poco chiara. Gli inquirenti avranno il compito di non tralasciare questo importante precedente per cercare di trovare il fil rouge che potrebbe fare chiarezza su entrambi i decessi. Nel frattempo, sotto la lente di ingrandimento finiscono le zone periferiche e le campagne di Bovino che, in linea con quanto avviene in altri centri agricoli dei Monti Dauni, spesso sono abbandonate al loro destino. Le campagne sono sempre più spesso la “terra di nessuno” dove si verificano i fatti più gravi che poi non hanno alcun seguito dal punto di visto giuridico. A confermarlo lo stesso sindaco.

“Non abbiamo avuto tanti episodi di violenza nelle campagne – spiega Dedda – storicamente siamo un borgo tranquillo di lavoratori seri, ma nonostante ciò, i furti e la microcriminalità diffusa sono all’ordine del giorno. I nostri agricoltori non possono lasciare niente di un certo valore nei loro terreni, altrimenti rischiano di non trovare più nulla”.

Mentre le indagini proseguono per cercare di fare luce sul caso il piccolo centro dei Monti Dauni ripiomba nella paura, con una popolazione che è letteralmente scossa da quanto accaduto e che, a ragion di quanto è accaduto, fa ancora fatica a ritornare alla normalità.

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