Da un po’ di tempo a questa parte è in voga un fenomeno che sta coinvolgendo tutto il mondo virtuale: la scrittura di libri da parte di youtubers. Chi sono gli youtubers? Sono ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni che decidono di inserire video all’interno della piattaforma di video più conosciuta al mondo, come youtube, di qualsiasi genere (esperimenti sociali, candid camera, vlog, video divertenti, ecc.). E che in tutti questi anni hanno conquistato un’enorme popolarità con milioni di persone che li seguono.

Ovviamente non c’è nulla di male nel decidere di scrivere un libro e pubblicarlo. In Italia, per fortuna o purtroppo, non viene richiesto alcun tipo di patentino per poter esprimere la propria idea dal punto di vista letterario e artistico. E allora ecco che i libri scritti da questi ragazzi si dividono in due categorie: da una parte biografie; dall’altra romanzi. Partendo dalle biografie, sorge spontanea una domanda: cosa avrà mai da scrivere un ragazzino di 17 anni di così eclatante della sua vita? La risposta, per l’appunto, è: nulla. Infatti questi libri sono composti da un centinaio di pagine dove almeno 80 sono fotografie e le ultime 20 sono racconti. Racconti tra l’altro scialbi, privi di importanza e ricolmi, a volte, anche di errori grammaticali. Per quanto riguarda i romanzi vale la stessa cosa: storie banali e scontate.

In virtù di questo ci si chiede: chi mai avrà il coraggio di pubblicare queste opere? E si è indotti a pensare che possano essere le case editrici medio-piccole. Cioè quelle case editrici a cui serve notorietà e per arrivarci hanno bisogno di “sfruttare” la popolarità di questi ragazzi. E invece no! Basti osservare le case editrici che pubblicano questi libri e ci si accorge che si tratta di case editrici di grande calibro. Del calibro della Mondadori, della Rizzoli, ecc. E allora sembra che la letteratura italiana degli ultimi tempi, scesa a livelli abbastanza bassi, sia pervasa da una sorta di capitalismo letterario. Cioè sembra che ormai le case editrici non tengano più conto della qualità del prodotto ma solo del suo tornaconto economico; non valutano più la qualità del contenuto ma solo il numero delle copie che può vendere. E quindi basta mandare una lettera di presentazione in cui si afferma di avere più di 1 milione di fan, e la pubblicazione è assicurata.

Tutto questo sta portando, però, alla degradazione della letteratura italiana. Ad una vera e propria esclusione di tutti quegli autori emergenti che realmente riescono a proporre contenuti innovativi, e interessanti, ma che purtroppo non riescono a garantire l’unica cosa che interessa alle case editrici: il grande successo.

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