Le bandiere del regno borbonico sventolano accanto al tricolore, all’interno del centro Polifunzionale di Stornara. C’è Gennaro De Crescenzo, scrittore, storico del Risorgimento e Presidente del Movimento neoborbonico, intento ad illustrare le ragioni del revanscismo del sud e il punto di vista degli “oppressi” durante il processo di unificazione dell’Italia. “C’era una volta un Regno…”, il titolo del convegno.

DSC_0007Alla presenza di alcune classi dell’Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II, lo studioso campano appena rientrato dai salotti Rai dell’Arena di Giletti, è tornato a rivolgersi alla platea stornarese a distanza di un anno dall’ultima sortita. A dibattere con lui vi erano Ferdinando Iagulli, assessore ai lavori pubblici; Brigida Andreano, vicesindaco e assessore alla cultura;  Anna Rosa Chiauzzi, dirigente scolastico e Domenico Russo, presidente della locale Pro Loco. Insieme hanno sottolineato l’importanza di continuare a proporre momenti di approfondimento di questo tipo al fine di creare una coscienza collettiva su fatti documentati e riscontrati ma troppo spesso travisati.

Tanti i temi trattati, con il supporto di immagini esplicative risalenti all’epoca dei fasti reali. Il fulcro della presentazione è stato il racconto di ciò che era il sud durante i secoli precedenti all’annessione forzata con le regioni del nord Italia. “Eravamo un Regno autosufficiente – ha spiegato De Crescenzo – in grado di produrre beni richiesti in tutto il mondo e in grado di strappare primati di innovazione. Adesso possiamo dire che le cose siano rimaste invariate?”.

Il discorso è stato incentrato sia sul ruolo che gioca il meridione all’interno dello scenario e degli equilibri di un’Europa multivelocità, sia nel dettaglio di quelli che sono gli spunti che la rivisitazione storica può offrire al territorio specifico dei Cinque Reali Siti. “Non siamo per l’uscita dall’Europa – ha sottolineato nel suo intervento – siamo piuttosto per un’Europa che rispetti i diritti e le esigenze di tutte le regioni che la compongono, senza discriminazioni o differenze”.

E ancora, riflettendo sulla storia dei Reali Siti: “Un tempo questo territorio era parte integrante del regno borbonico. Da queste parti ci sono passati grandi re e grandi signori. In particolar modo Stornara era il feudo controllato da Goffredo di Beumont, braccio destro e uomo di fiducia di Carlo D’Angiò. In altre zone d’Italia rivendicano ogni passaggio storico, dovreste imparare anche voi a ricordare questo passato nobile, in modo da costruirci sopra dei percorsi che creino posti di lavoro e attrazione turistica”.

Insieme ad altri esperti del Movimento Borbonico, De Crescenzo gira l’Italia raccontando la sua versione dei fatti, sensibilizzando scuole e istituzioni verso una memoria plasmata troppo spesso soltanto sul racconto dei vincitori. In tante città, come a Stornara, i neoborbonici trovano un seguito notevole in percorsi a tappe che portano sovente anche a manifestazioni di carattere pubblico.

“Non andiamo in giro a provocare vittimismo” – ha concluso De Crescenzo. “Andiamo in giro a seminare orgoglio e anche rabbia; cerchiamo di far emergere realmente che cosa è accaduto in quel periodo. Questa è la nostra scommessa per il futuro. L’episodio più bello mi è capitato a Vasto, quando dopo aver concluso un convegno mi si è avvicinata una bambina di 8 anni e mi ha detto che questa storia, un giorno, l’avrebbe raccontata ai suoi figli. Una bambina di 8 anni! Questo è il nostro obiettivo: le nuove generazioni devono prendere coscienza e fare controcultura su tutti i fronti. Solo così il Sud ritornerà a vivere in quanto noi meridionali non siamo inferiori a nessuno!”

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