Proprio a distanza di pochi giorni dal 21 marzo, giornata in ricordo di tutte le vittime di mafia, la parrocchia della Beata Vergine Maria Addolorata di Orta Nova ha voluto organizzare, nel terzo incontro di approfondimento quaresimale, un dibattito dal titolo: “Per amore di Sion non tacerò” con il vescovo della diocesi Cassano all’Jonio (provincia di Cosenza), Monsignor Francesco Savino.

Il tema centrale di questa serata densa di significati è stato proprio quello della mafia e dell’illegalità presente nei territori del Sud, partendo dalla Calabria fino ad arrivare alla provincia di Foggia, a pochi giorni dall’importante manifestazione di Libera tenutasi a Locri nel fortino della Ndrangheta.

Presente alla serata anche il pastore della Diocesi Cerignola – Ascoli Satriano, Monsignor Luigi Renna il quale ha aperto la discussione riconoscendo che: “Don Francesco è un esempio concreto di cristianità in quanto mette all’opera il Vangelo ogni giorno combattendo contro le illegalità presenti nel territorio di cui è vescovo. Esattamente quello che sta accadendo nel nostro territorio che continua ad essere martoriato dalla criminalità”.

Subito dopo l’apertura del vescovo Renna sono stati proposti dei cenni biografici dell’ospite, ricordando di come nel suo territorio abbia contribuito nella costruzione di una casa per gli ammalati di Aids, di una casa per i senza tetto e in ultimo anche di una casa per i malati terminali. Ultimamente era stato dato in partenza verso Roma, per ricoprire ruoli di maggiore prestigio, ma lo stesso ha smentito questa eventualità. Prima di iniziare la discussione, Monsignor Savino ha ribadito l’importanza di questi incontri di dialogo in quanto servono proprio per un arricchimento reciproco sul tema spesso relegato ai margini della discussione pubblica. Riprendendo, poi, il versetto del profeta Isaia lo stesso vescovo ha affermato che quel passo fu enunciato dal profeta proprio per andare contro le ingiustizie sociali di quel tempo.

Subito dopo il vescovo calabrese ha affermato: “Mai come oggi le chiese del sud non possono tacere di fronte a tutte le illegalità. Se continueranno a farlo, oltre ad essere complici di chi vuole schiavizzare la nostra terra, saranno costrette a fare i conti con la storia”.

Subito dopo Savino ha continuato ribadendo l’importanza della storia e della memoria: “La storia ci sta insegnando cose orrende: sono tornati a sorgere i muri spinati e le separazioni tra popoli diversi. Lo voglio dire chiaramente: chi è favorevole ai muri non osserva il Vangelo e non può ritenersi un cristiano”. Il discorso di Favino si è basato su alcune domande e risposte che lo stesso vescovo ha posto a sé stesso e alla nutrita platea all’interno della quale vi erano i parrocchiani di tutte le chiese di Orta Nova: “Che Chiesa vogliamo essere? Vogliamo essere la Chiesa della poltrona? Proprio Papa Francesco ci invita ad uscire dai nostri recinti e di unirci agli scarti della società. Se la Chiesa rimane indifferente e neutrale si pone dalla parte dei potenti e – prosegue il vescovo calabrese – se noi combattiamo la mafia, non lo facciamo perché siamo operatori sociali. Ma lo facciamo in nome di Cristo perché siamo cristiani”.

Successivamente Monsignor  Savino ha voluto ricordare un noto sacerdote che ha conosciuto personalmente e che è stato vittima di mafia a Casal Di Principe: Don Beppe Diana. Il Vesco Bitontino ha confessato di aver riletto di recente quel documento che il prete campano scrisse contro la camorra e lesse durante una sua omelia, e di come sia ancora molto attuale. Continuando, Don Favino ha voluto evidenziare i fenomeni criminali presenti all’interno del nostro territorio: “Se c’è caporalato, mafia, massoneria, prostituzione, spaccio di droga e estorsioni, non bisogna limitarsi a constatare questi fenomeni ma bisogna combatterli. Io per primo ho avviato nella mia diocesi un progetto dal titolo ‘Cittadinanza attiva’ dove tento di riunire tutte le parrocchie, le scuole e le istituzioni contro l’illegalità”. Infatti proprio la seconda domanda che ha alimentato la discussione è stata la seguente: che cosa dobbiamo fare? Di fronte a questa la domanda, lo stesso vescovo ha affermato che spesso si rimane con le mani in mano, oppure ci si lascia “drogare” da determinati programmi televisivi. Allora proprio per questo motivo bisogna continuare a seminare per raccogliere i frutti partendo proprio dai bambini. A tal proposito il vescovo calabrese ha affermato: “Come facciamo a celebrare l’eucarestia se allo stesso tempo ci sono bambini che spacciano droga o si prostituiscono?”.

In conclusione Monsignor Savino ha voluto lanciare un monito: “Che cosa deve fare una Chiesa che non vuole tacere? Deve avere coraggio e soprattutto creatività che è l’opposto di comodità; anche tanta pazienza, deve saper soffrire. Noi cristiani non siamo chiamati ad essere notai della storia ma protagonisti di un nuovo umanesimo. Meglio essere cristiani sporchi di fango, che dimostra di aver saldamente lavorato e lottato, che cristiani puliti che hanno dimostrato di essere rimasti indifferenti alle sofferenza della terra”.

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