Mi chiamo Giuseppe Bracone, sono di Orta Nova e voglio raccontare ai lettori d’ufficio, quanto sta accadendo nelle nostre campagne.

Premetto: dopo un lungo periodo della mia vita trascorsa con nostalgia nella città di Bologna, alle dipendenze di una grande azienda del settore dei trasporti, ottengo quel foglio di via tanto desiderato, il trasferimento nella mia terra d’origine. Felice così di impegnarmi in ciò che ha reso un passato dignitoso a molte famiglie di Capitanata.

L’agricoltura foggiana ormai da anni è ridotta alla carità. I costi gestionali sono triplicati, mentre le vendite dei prodotti agricoli sono agli stessi livelli remunerativi di quando sono nato io, cioè nel 1984. Il settore cerealicolo quello più beffeggiato, quello orticolo ormai sembra essere capeggiato dal jolly come nelle carte da gioco francesi: “se hai un jolly tra le mani vinci, altrimenti devi pagare i debiti.”

Il grano duro, chiamato ancora oggi “ORO del tavoliere”, sembra quasi essere una coltura da mettere nel cassetto dei ricordi. Il granaio d’Italia, ha lo scopo di produrre grani da taglio.
Aziende molitorie parlano di un 30% minimo di grano importato da Paesi come il Canada, intanto i porti della nostra regione sono sempre più utilizzati per gli scarichi di grano.
Provate a paragonare il costo di un solo kg di pasta ad un kg di grano.

Il risultato? Il grano oggi viene venduto mediamente 0,20 cent di euro al kg, la pasta si aggira intorno ad 1€/kg. Cinque kg di grano per vendere un solo kg di pasta al consumatore finale. Che fine fanno altri quattro kg di grano? Chi ruba alle spalle degli agricoltori? Il molino? Il pastificio? Il venditore? E soprattutto, perché non se ne fa un caso di Stato?

La campagna orticola 2016/2017 per quel che si possa raccontare sin ora, si è passati da un 2016 a trinciare campi di finocchi per via dell’assenza di richiesta, al 2017 in cui le TV raccontano di un limite di acquisti in Inghilterra e in Francia tra i banchi dell’ortofrutta.
La neve e il gelo hanno schiaffeggiato l’andamento disastroso dei mercati ortofrutticoli, ma di conseguenza hanno rovinato gran parte delle produzioni di capitanata.

Pomodoro 2016: anch’esso rimasto alle denominazioni degli anni 80, ORO ROSSO.
Anni in cui famiglie di agricoltori hanno visto allargare le proprie aziende, costruire nuove famiglie proprio grazie al profitto di questa coltura. Stessa coltura che oggi vede le banche padroneggiare in aziende agricole ormai fallite a causa di costi gestionali troppo alti e vendite con prezzi al di sotto della dignità stessa. Associazioni di categoria utilizzate solo per la denuncia di semina ed il rinnovo della richiesta del gasolio agricolo, dirigenti con stipendi da capogiro, ex dirigenti congedati con buone uscite milionarie.

Che non sia arrivato il momento di rivedere le carte in tavola?
In agricoltura basta la dignità, perché è la passione che fa da padrona, ma per favore ridate la dignità a chi lavora la terra.

 

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