Prima il TTIP, adesso il CETA. Non bastano le congiunture economiche poco edificanti, ci si mettono anche i trattati ad adombrare il futuro del comparto agricolo italiano, tra i migliori a livello di qualità dei prodotti.

Il principale effetto del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente “Accordo economico e commerciale globale”) sarà l’eliminazione di gran parte delle tariffe doganali tra Unione Europea e Canada. Approvato il 29 febbraio 2016 dalla Commissione Europea, questo passaggio transnazionale ha scatenato la protesta di agricoltori italiani e delle sigle sindacali di categoria che vedono l’accordo come un assist all’importazione di prodotti canadesi di scarsa qualità che possono inficiare sui prezzi del mercato interno italiano, ad esempio sul grano e su altre tipologie merceologiche già in difficoltà. Al contrario, i sostenitori della proposta pensano che questo accordo possa creare posti di lavoro e favorire la crescita per le imprese più affermate. Il Canada, infatti, è un grande mercato per le esportazioni europee e un paese ricco di risorse naturali di cui l’Europa – sottolineano i fautori della protesta – avrebbe bisogno.

Di tutt’altro avviso sono i sindacalisti italiani, con una straordinaria convergenza delle sigle spesso tutt’altro che unite nelle mobilitazioni. Sin da subito la Coldiretti e alcune parti politiche si sono messe di traverso in vista della ratifica del trattato nelle istituzioni parlamentari italiane. Dal nazionale al locale sono tanti gli enti che si sono dichiarati contrari a questo accordo. Dai Cinque Reali Siti, la prima mossa è stata fatta dal comune di Orta Nova che, nell’ultimo convulso consiglio comunale dello scorso 21 luglio, ha fatto approvare una deliberazione a sostegno della Federazione della Coldiretti contro il tanto vituperato accordo internazionale (delibera n.53 del 21/07/2017). La medesima presa di posizione sarà effettuata dal consiglio comunale di Stornarella e dall’assise di Stornara, rispettivamente per proposta degli assessori all’agricoltura, Anna Maria Magaldi e Alessandro Grandone.

Ad Orta Nova la delibera è stata relazionata dall’assessore alle politiche agricole Alessandro Paglialonga che ha così commentato: “Le motivazioni di tale proposta affondano le radici in due terreni” – spiega l’assessore. “Uno di natura economica legato alla difesa delle imprese agricole ed alla tutela e allo sviluppo del made in Italy; il secondo di natura valoriale, legato al bene comune. All’entrata in vigore dell’accordo, infatti, la cooperazione regolamentare determinerà la graduale eliminazione delle regole che, nei diversi settori della sanità pubblica, della sicurezza degli alimenti, della protezione dei consumatori e dell’ambiente, possono essere degli ostacoli alla libertà del commercio”.

Soddisfatto anche il commento del presidente della Coldiretti dei Cinque Reali Siti, Gerardo Torchiarella, che, lo scorso 5 luglio, si è recato al seguito di altre delegazioni della sua sigla sindacale, davanti a Montecitorio per protestare contro il Ceta. “Si tratta di un accordo unilaterale con non tiene conto del mondo agricolo – sottolinea Torchiarella – e soprattutto non tiene conto della straordinaria biodiversità del nostro territorio. Un accordo con il Canada porterà in Italia diverse tonnellate di grano di dubbia qualità che avranno degli affetti catastrofici sulle piccole aziende agricole. La nostra ferma opposizione parte dalla convinzione che il Ceta non rispecchi i voleri del mondo agricolo, un mondo che si caratterizza per la qualità del prodotto e non per gli accordi sulla quantità che vanno a favore delle multinazionali. Per questo motivo è importante che anche gli enti locali si facciano sentire con delle prese di posizione, perché sono proprio i territori più piccoli a rappresentare le esigenze specifiche di un settore agricolo in crisi. Spero – conclude Torchiarella – che il messaggio della Coldiretti convinca anche altri enti della provincia di Foggia, nonché altri esponenti politici regionali e nazionali. Abbiamo bisogno di tutti per dare voce alla nostra esasperazione”. 

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