Ancora una volta, la storia si ripete. Sembra che sia ancora in corso una guerra fredda, da parte degli Stati Uniti d’America, nei confronti dei Paesi che decidono di non adeguarsi ai loro patti e alle loro politiche. In particolar modo, dal dopoguerra ad oggi, i Paesi più colpiti sono quelli presenti all’interno dell’America Latina. Qual è la loro colpa? Quella di adottare politiche socialiste in netto contrasto con le politiche imperialiste americane. L’ultimo caso è quello che stiamo notando in questi ultimi giorni e che è entrato nel dibattito pubblico: il Venezuela. Come ci informano i media occidentali, è in corso una vera e propria sommossa popolare contro il sanguinario dittatore Nicolas Maduro. E ovviamente gli Usa in nome dei “diritti umani” stanno appoggiando la rivolta venezuelana. Ma stanno andando realmente così le cose? Realmente questa rivolta è dettata da sentimenti di liberazione nazionale? Nonostante Maduro sia stato democraticamente eletto, può essere ritenuto un dittatore?

Partiamo da una considerazione storica: nel corso della guerra fredda, come abbiamo appena accennato, l’America Latina è stata una delle aree più colpite. Alcuni esempi? Pensiamo a cosa accadde nel Guatemala nel 1953: un colpo di Stato appoggiato dalla Cia portò alla destabilizzazione del Governo Guzman, eletto democraticamente. La sua colpa? Quella di aver espropriato terre incolte appartenenti alla United Fruit Company, una potente multinazionale agroalimentare Usa. Pensiamo all’isola di Cuba: dopo il rovesciamento del Governo Batista da parte dei rivoluzionari socialisti guidati da Fidel Castro, l’America ha sempre tentato in tutti i modi di invadere Cuba e rovesciare il Governo castrista. Questo fu evitato solamente grazie all’intervento dell’Unione Sovietica tramite un patto tra Kennedy e Kruscev. Ma nonostante tutto Cuba ha subito un embargo per oltre cinquant’anni, che ha causato seri problemi economici, terminato solo l’anno scorso grazie alla mediazione dell’ex presidente americano Obama. La stessa cosa vale per quello che accadde in Cile l’11 settembre 1973 con un colpo di Stato attuato nei confronti del Presidente socialista Salvador Allende, eletto democraticamente, che portò all’ascesa del dittatore Pinochet.

Questi episodi storici sono tutti casuali? Assolutamente no. Sono colpi di Stato finanziati dagli Usa per evitare che i loro interessi economici venissero intaccati. E per fare questo, il mantra utilizzato è stato sempre quello dei “diritti umani”. Ora c’è da chiederci una cosa: chi decide se un Presidente sia una dittatore o meno? Lo dovrebbe decidere, almeno teoricamente, il popolo. E invece purtroppo ci siamo accorti che l’etichetta di “dittatore” viene sempre assegnata dalle grandi potenze economiche in base agli affari politici che si concludono. Assad è un dittatore perché non ha voluto condividere tornaconti economici relativi al petrolio con gli Stati Uniti d’America. Ma poi ci accorgiamo che nelle elezioni, puntualmente, viene rieletto con grande maggioranza e soprattutto i testimoni siriani ribadiscono l’assoluta democrazia presente in Siria. Proprio ad Orta Nova, qualche mese fa, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare il vescovo di Aleppo Joseph Tobji il quale ha sempre diffidato dall’identificare il Presidente siriano come un dittatore. E soprattutto ha confermato come, per esempio, in Siria la pluralità religiosa sia un qualcosa di assicurato dal Governo. Ma mentre Assad è un dittatore e la Siria è un Paese sotto dittatura, per gli stessi Usa l’Arabia Saudita è un Paese meravigliosamente democratico. Un Paese in cui non esiste un Parlamento; i giornalisti dissidenti vengono frustati e torturati; le donne non hanno alcun diritto civile; e chi professa un credo religioso non islamico, può essere tranquillamente ucciso. Ci dovremmo chiedere, come mai? L’Arabia Saudita è un Paese che continua a contrattare petrolio e armi con gli stessi Stati Uniti d’America.

Quindi possiamo accorgerci che infine tutte queste operazioni militari non sono state attuate per i tanti evocati “diritti umani”. Anche perché dovremmo chiederci cosa siano i diritti umani. Proprio Slavoj Zizek, filosofo sloveno, afferma in alcune sue opere come “Diritti umani per Odradek” o “Contro i diritti umani”, che i diritti umani sono sempre stati utilizzati per giustificare  l’imperialismo occidentale, gli interventi militari, la sacralizzazione del mercato e l’ossessione del politically correct. L’Occidente deve smettere di pensare che la democrazia e i diritti si possano importare, soprattutto con le armi. I popoli si liberano da soli e in maniera autonoma.

Ma tornando al tema centrale: che cosa sta accadendo in Venezuela? Che la storia si sta ripetendo. Dai tempi di Chavez fino ad oggi, con Maduro, gli Usa non accettano le politiche di statalizzazione del petrolio. E in virtù di questo, coerentemente con i suoi precedenti storici, sta cavalcando e finanziando una protesta che mira solo a rovesciare un governo di stampo socialista. Il tutto, poi, viene accompagnato dalla mala informazione portava avanti da molti media occidentali.

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