Lo sconcerto che ha pervaso tutti dopo l’incendio della villa tardoantica di Faragola è solo l’ultimo esempio di quanto la comunità locale abbia riscoperto una sensibilità nuova verso i beni artistici ed archeologici. Un’altra conferma in questa direzione era pervenuta all’indomani del buon esito della raccolta fondi che aveva permesso ad una stele daunia di tornare nel territorio dove verosimilmente era stata creata molti secoli fa. Ovvero in Capitanata, dove adesso fa la spola tra i vari poli museali che la reclamano.

Oltre 30 mecenati, coordinati dall’attuale Presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali, Giuliano Volpe, si sono impegnati con la fondazione foggiana Apulia Felix per racimolare le quote che hanno permesso di avere la meglio all’asta pubblica svoltasi nel marzo scorso a Londra. In quel periodo era in fase di consegna il nuovo Museo Civico di Ordona, a pochi passi dall’inespresso sito archeologico di Herdonia. In fase di allestimento emerse subito l’impossibilità di esporre pezzi di pregio e dunque, per evitare di avere poco da offrire ai visitatori, lo stesso ex rettore dell’Unifg propose di sistemare provvisoriamente la stele all’interno della nuova struttura. Nel giorno dell’inaugurazione si era già compreso che quella non sarebbe stata la sua destinazione ultima, in quanto, come è comprensibile, si voleva (e si vuole) dare la possibilità a tutti coloro che hanno partecipato al crowdfounding di godere della vista di questa splendida testimonianza storica sottratta all’oblio.

La stele, forse trafugata nei decenni scorsi da qualche tombarolo, è tornata nella sua terra di provenienza, la Capitanata, con sommo gaudio di tutta la comunità scientifica e non solo, ma con l’imbarazzo di doverla portare a spasso come il simulacro di un santo. In questo momento, per la precisione, si trova a Monte Sant’Angelo, dove nei giorni scorsi si è tenuto un convegno per celebrare il suo arrivo. Alla cerimonia ha partecipato anche Volpe che ha spiegato l’importanza dell’operazione e ha elogiato coloro che l’hanno resa possibile.

Alla colletta hanno preso parte anche alcuni studiosi garganici capitanati da Domenico Sergio Antonacci, guida turistica e cultore di storia locale (che ha rilanciato la campagna sui social network), coadiuvato da Domenico Moretti, esperto di storia medievale (oltre che di numismatica). Insieme ad altri filantropi, costoro hanno dato la loro disponibilità con donazioni da 1 euro fino ad arrivare a quote da 100 e 200 euro, per un totale di 2500 euro circa, corrispondenti a 2.200 sterline.

Nel corso del convegno che si è svolto il 24 di agosto nel castello di Monte Sant’Angelo si è sottolineata l’adeguatezza della location angioina per la stele daunia, collocabile, una volta rispettati certi parametri di sicurezza, nel museo del Castello della città micaelica, dove però non resterà a lungo ma solo per la durata dell’ultima iniziativa culturale. Su questo punto si è pronunciata anche l’associazione di tutela e valorizzazione culturale, Italia Nostra, che per bocca della presidentessa della sezione locale “Terre dell’Angelo”, Maria Gioia Sforza, si è detta favorevole ad allocare la stele daunia nel museo del castello montanaro, a certe condizioni però.

“L’allocazione migliore per la stele daunia è il museo del castello di Monte Sant’Angelo, a condizione però che esso venga dotato di un efficiente sistema d’allarme” – ha dichiarato Gioia Sforza.  “Ho inviato una missiva al presidente del Parco Nazionale del Gargano, ente proprietario del castello, per cercare di venire a capo del problema, perché sarebbe un gran peccato se la stele dovesse finire altrove. Nel museo archeologico di Manfredonia la stele in parola sarebbe solo un numero, invece a Monte Sant’Angelo troverebbe la sua collocazione naturale, anche in virtù del fatto che il reperto è stato voluto fortemente dalla popolazione locale”.

A riguardo della collocazione della stele si è espresso anche Gianfranco Francesco Papagno, consigliere con delega ai beni culturali per il Comune di Ordona. “Sapevamo sin dall’inizio che la stele sarebbe stata itinerante – spiega – anche se non sappiamo quale sarà la sua destinazione ultima. Quando non avevamo un museo capivamo il motivo per cui tanti reperti di pregio venivano sistemati altrove. Adesso, invece, dopo l’apertura del nostro moderno polo museale, siamo nelle condizioni di poter esigere qualcosa. E’ successo questo con il frammento del drappo del guerriero dauno, tra i più antichi al mondo per la sua datazione al carbonio, ritrovato a 50 metri dal sito dove è sorto il Museo. Tuttora si trova a Roma e difficilmente tornerà ad Ordona, in quanto è già stato promesso al museo di Manfredonia”.

 

 

 

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