Un libro che parla di mafia può non nominarla mai? È possile parlare dei mafiosi senza deificarli e senza bestializzarli di modo che noi ci sentiamo noi i belli e loro i brutti? Malacarne è questo e tanto altro. In un lungo monologo, Giosuè Calaciura ci avvolge nella cruda realtà del mondo mafioso, fatto di ricchezza e di nascondimento, di potere e di paura di morire. Minimo comune denominatore è la violenza, vera trama di questo monologo, che sporca tutte le pagine del libro. Banalizzata, ignorata, esaltata, ricercata: la violenza avvolge tutto e tutti in un vortice di morte. È un testo difficile, che colpisce allo stomaco e fa riflettere. Una scrittura superba, per un autore davvero dotato, anche se per i più potrebbe risultare tanto difficile da sembrare noioso.
 
Se fosse cibo:
La violenza a volte è nostalgica. I dolci di un tempo, che ormai si fa fatica a trovare, segno di un tempo che è passato e che manca nel presente.
Racchiuso in una frase:
E finalmente eravate voi ad acciuffarci, mettendoci le manette sulle mani giunte della nostra preghiera mistica, cogliendoci in ginocchio sui valloni delle montagne dove lo stesso San Pietro ci era apparso con tutta l’aureola e ci aveva concesso il gesto della sua assoluzione promettendoci quella degli uomini. Sfondavate a calci le porte di canna dei nostri ovili di clandestinità dove sui comodini, accanto ai giacigli di penitenza, trovavate i breviari con i salmi, le preghiere e le vite selvatiche dei santi. (p. 110)

Edizione Utilizzata:
Giosué CALACIURA, Malacarne, Baldini&Castoldi, Milano 1998

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (mondadoristore.itamazon.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.itwww.abebooks.it)

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