L’arresto di Gerardo Biancofiore ha scoperchiato il vaso di Pandora degli interessi che si articolano attorno alla costruzione del VI lotto di discarica a Cerignola. L’azienda in house che gestisce la raccolta nei comuni del Basso Tavoliere foggiano e del nord della Bat, da oltre un anno non può più conferire nell’impianto di contrada Forcone – Cafiero perché lo spazio si è esaurito e anche perché l’impianto di trattamento meccanico biologico è sotto sequestro con facoltà d’uso.

Franco Metta, sindaco di Cerignola e attuale presidente del Consorzio FG/4 proprietario di Sia, ci aveva costruito una campagna elettorale sulla chiusura della discarica cerignolana, ma subito dopo aver ottenuto la fascia di primo cittadino e aver conosciuto le difficoltà economico-gestionali dell’azienda, si è reso conto di come addirittura fosse vitale l’allargamento della stessa. Nell’impossibilità di costruire con risorse proprie (nel primo semestre di quest’anno è stata acclarata una perdita di 1,6 milioni di euro) o di rivolgersi ad istituti di credito per un finanziamento, la prima strada vagliata era stata quella del supporto dei privati. Un progetto di finanza era stato presentato da un’associazione temporanea di impresa costituita da Biancofiore e Bonassisa, entrambi balzati ai disonori delle cronache nelle ultime ore, per quel tentativo di corruzione non andato in porto.

Questo passaggio infelice, registrato nello scorso dicembre, ha fatto cambiare totalmente la strategia, con la totale chiusura ai privati e la richiesta di intervento inoltrata alla Regione Puglia. Nel frattempo la società bulgara che garantiva le fideiussioni per SIA è fallita e ciò ha causato la sospensione dell’autorizzazione ambientale a danno dell’azienda cerignolana. Dopo diversi incontri tra il management, il sindaco Metta, l’assessore regionale ai rifiuti Filippo Caracciolo e il commissario ad acta Gianfranco Grandaliano è emersa la volontà della Regione Puglia di intervenire direttamente per garantire la riapertura dell’impianto cerignolano, in una visione più ampia di redistribuzione dei rifiuti.

Ad oggi però non è ancora dato sapere come e con che tempistica interverranno da Via Capruzzi. “Non sarà certamente un intervento di carattere economico” – ha affermato Grandaliano, dopo aver indirizzato i rifiuti del Consorzio dapprima verso Foggia ed attualmente verso Massafra. Dalle parole del commissario, si può intendere come sia fortemente probabile che la Regione possa costruire con risorse proprie il VI lotto, tramite l’intervento diretto di un soggetto pubblico, a totale capitale pubblico, che verosimilmente sarà Amiu Puglia. Quest’ultimo sarà poi il destinatario degli eventuali introiti ricavati dal funzionamento del VI lotto, mentre la SIA si gioverà dei minori costi per il conferimento interno e della ripresa di tutte le altre funzioni annesse che oggi bloccano la futuribilità dell’azienda.

Questi e altri punti di interesse sono stati oggetto dell’ultima assemblea dei sindaci del Consorzio che si è svolta settimana scorsa e che ha visto la lettura di una lunga lettera a firma dell’ingegner De Venuto, presidente del consiglio di amministrazione di SIA. De Venuto ha riassunto in pillole le “otto croci” che affliggono attualmente la SIA: “rinnovo delle garanzie fideiussorie, completamento dei lavori di adeguamento dell’impianto di biostabilizzazione (da terminare entro 50 giorni), adeguamento del sistema di gestione del percolato, eliminazione delle emissioni odorifere, chiusura del V lotto di discarica, implementazione di un sistema di monitoraggio delle acque sotterranee, rimozione delle terre e rocce da scavo derivanti dalla realizzazione del V lotto di discarica (alcune scoperte dai Carabinieri alcuni mesi fa), ripristino funzionalità generali dell’impianto”. Il tutto con un valore economico di 7,5 milioni di euro che la società cerignolana non può sostenere. Costi a cui vanno aggiunti quelli altrettanto insostenibili per la costruzione del VI lotto. Queste sono tutte le criticità che hanno generato anche profili di rilevanza penale a carico degli amministratori.

A fronte di questi crucci, De Venuto ha paventato una situazione che potrebbe portare ad uno scenario molto difficile, qualora non dovessero cambiare le cose di qui a breve. “C’è il rischio che la sospensione dell’Aia – ha affermato durante l’assemblea – si trasformi in una revoca della stessa, con tutte le conseguenze immaginabili. Ci vogliono i finanziamenti e la continuità di cassa (ndr. per quanto riguarda i pagamenti dai Comuni afferenti), flussi di risorse che garantiscano il puntuale prosieguo delle attività”. Per questi motivi è stato dato mandato al management di proseguire le trattative con la Regione Puglia al fine di avere un piano attuativo concreto da qui ai prossimi giorni.

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