Il non arrendersi mai alla banalità del male, questo ha rappresentato Alessandro Leogrande. Giornalista e filosofo, nato a Taranto, che proprio quest’oggi ci ha lasciati a causa di un malore improvviso. La grandezza di Leogrande è sempre stata quella di fare luce in maniera caparbia sui grandi problemi che attanagliano i nostri Paesi. Il grande coraggio di scrivere libri attraverso i quali scagliarsi contro le grandi mafie che gestiscono diverse attività criminali presenti nella nostra Regione.

Infatti tra i tanti libri scritti dal giornalista tarantino, ricordiamo “Uomini e caporali”. Testo dentro il quale Alessandro Leogrande ha denunciato con grande fermezza il fenomeno del caporalato all’interno della zona dei Cinque Reali Siti. Proprio all’interno di questo libro vengono messi in luce episodi inediti accaduti proprio ad Orta Nova, Stornara e Stornarella che evidenziano in maniera minuziosa, e cruda, la tratta di uomini e donne che puntualmente vengono sfruttati nelle nostre campagne.

Ma non solo. Come non citare “La frontiera” libro attraverso il quale Leogrande ha deciso di mettere a nudo cosa ci sia realmente dietro gli sbarchi all’interno del nostro Paese. Storie di uomini e donne scappati dalla brutalità delle torture libiche per trovare libertà in Italia. Gli affari portati avanti tra lo Stato italiano e quello libico per regolamentare la tratta attraverso anche la collaborazione del nostro Stato con le torture attuate in Libia. Il Naufragio opera dedicata alla tragedia dell’immigrazione albanese davanti alla costa pugliese a bordo della Kate.

E’ stato vicedirettore della rivista “Lo straniero” diretta da Goffredo Fofi. Scriveva per la Gazzetta del Mezzogiorno sempre articoli mirati alla denuncia sociale e per i diritti umani. Negli ultimi mesi era occupato in Argentina per realizzare un servizio sulle dittature che costernano l’America Latina. In quanto si era conquistato la grande fama anche fuori dai confini italiani. Oggi la Puglia perde realmente un grande faro sui meccanismi di disuguaglianza. Una persona sensibile in tema di diritti del meridionalismo e della giustizia sociale, come poche.

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