Iaia Calvio, ex sindaco di Orta Nova e candidata alla segreteria provinciale del PD nelle ultime primarie dello scorso 22 ottobre, getta la spugna sul tema dei ricorsi alla Commissione di Garanzia. Dopo aver perso il confronto con Lia Azzarone, attuale segretaria del PD di Via Taranto, la mozione Calvio ha presentato tutti i dubbi a Roma, in un dossier sottoscritto anche dall’europarlamentare Elena Gentile. Trascorsi diversi mesi dai reclami, non è giunta ancora alcuna notizia da Roma, ragion per cui la Calvio è tornata a parlare della vicenda, con un post amaro e criptico su Facebook. 

“Le feste sono belle e finite e con loro anche il tempo dell’attesa, almeno per me – scrive la Calvio – per cui, a quelli che a Roma stanno lambiccandosi il cervello per confezionare una decisione sui ricorsi presentati dalla mozione Calvio consiglio di lasciar perdere, perché ormai sono fuori tempo massimo”.

Nel suo ultimo post l’avvocatessa ortese ha espresso tutto il suo malcontento verso la mancanza di risolutezza dei vertici di partito. La tanto attesa “decisione” avrebbe avuto per oggetto le presunte “forzature” denunciate in campagna elettorale nei vari circoli di Capitanata dove l’Azzarone ha fatto asso piglia tutto. A ragione di quest’ultima disillusione pare che la Calvio sia sempre più lontana dal percorso Dem, che ultimamente l’aveva vista sposare la causa del renzismo. Ma in Puglia e, soprattutto in provincia di Foggia, la storia è ben diversa, con la diga Emiliano che tiene e allarga i suoi consensi. In vista della sfida nazionale del 4 marzo, dunque, potrebbero cambiare a cascata anche molti scenari a livello locale. Si fanno sempre più insistenti, infatti, le voci secondo le quali Iaia starebbe meditando una convergenza versa “Liberi e Uguali”, la formazione di Pietro Grasso che potrebbe riservarle anche un posto nelle liste che concorreranno alla formazione del parlamento. Tutto dopo la rottura, ormai inequivocabile, con il PD. In questo senso, la goccia che farebbe traboccare il vaso, almeno per Iaia&co, sarebbe il lassismo romano.

“A parte la presa d’atto che le regole funzionano a intermittenza, come le luci di Natale, mi domando: che ci voleva a scriverlo un provvedimento, di qualsiasi tenore, non fosse altro che per rispondere a un’istanza di chiarezza? Il non dire, il non decidere – riporta la Calvio – significa non riconoscere alcuna dignità a quell’istanza di chiarezza, significa lasciare i militanti a ‘cucinare’ in quella zona grigia del ‘forse, chissà, aspetta e vedrai’, in un’attesa che estenua, offende, fa incavolare, delegittima”.

Dal piano procedurale la discussione si è spostata poi sulla valutazione del PD al giorno d’oggi, un partito che si disgrega a livello nazionale ed appare sempre meno rispettoso del dissenso interno. Per questo Iaia mediterebbe un’extrema ratio che si deduce anche dalla sua chiosa finale: 


“Il non dire, il non decidere sono incompatibili con il rispetto politico che si deve a chi in questo partito ci ha messo la faccia, ha lottato, lo ha difeso anche quando è stato complicato e impopolare farlo. […] Per cui stia serena la Commissione nazionale di garanzia: libera di NON decidere lei, libera di decidere io”.

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