Lo stato di incuria ed abbandono di alcune delle più importanti rilevanze storico – archeologiche della provincia di Foggia è oggetto della missiva che Ambretta Cacciaguerra, proprietaria del sito in cui sorgono i resti della cittadina di Herdonia, ha inviato al Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, nelle scorse settimane. Nello specifico sono tre i siti archeologici segnalati dalla Cacciaguerra, i primi due di proprietà pubblica e l’ultimo tuttora di proprietà privata. Si tratta della Tomba di Medusa a Foggia, della Villa di Faragola ad Ascoli Satriano e del sito archeologico di Herdonia ad Ordona, sul quale pende ancora un giudizio amministrativo tra il Ministero e la stessa Ambretta Cacciaguerra, giunto al secondo grado del Consiglio di Stato. Il filo rosso che collegherebbe questi siti, secondo la scrivente, sarebbe l’inefficacia delle istituzioni preposte alla vigilanza e alla valorizzazione degli stessi.

LA TOMBA DELLA MEDUSA. L’erede del Conte Cacciaguerra, a riguardo della tomba della Medusa, riporta degli stralci di un’interrogazione del consigliere comunale di Foggia, Vincenzo Rizzi. “Attualmente la Tomba della Medusa, come altre strutture culturali di Foggia versa in un totale stato di abbandono: la recinzione divelta, le strutture del cantiere sono state rubate o vandalizzate: tubi, impalcature, pannelli, compreso il box prefabbricato utilizzato dagli operai come spogliatoio e magazzino, la copertura risultano danneggiati”. Con la stessa missiva la Cacciaguerra ha denunciato il disinteresse generale la cui conseguenza principale si materializza con atti di vandalismo anche nei confronti della tomba stessa: “Le colonne del vestibolo sono state abbattute, una base è stata addirittura rubata. Gli affreschi dei mosaici a ciottoli, restaurati sotto la direzione della Soprintendenza, ad un costo di 588 milioni di lire, sono risultati gravemente compromessi. Mentre nel sito archeologico di Arpi continua il saccheggio impunito da parte dei tombaroli”.

FARAGOLA. Una situazione analoga è quella del sito della Villa di Faragola, distrutta da un incendio sulle cui cause sta ancora indagando la Magistratura. Al di là delle responsabilità dell’incendio, la Cacciaguerra punta la sua attenzione sulle omissioni di chi doveva garantire la vigilanza del sito. “Nonostante l’inaugurazione del primo lotto sia avvenuta 9 anni fa – spiega la Cacciaguerra -non vi erano telecamere di sorveglianza, né segnalatori di fumo o sistemi di spegnimento di incendi. Ancor prima di stabilire eventuali corresponsabilità, sono stati stanziati nuovi fondi da parte del Ministero e promessi ulteriori fondi da parte regionale, per un totale di circa 2 milioni di Euro. Le visite guidate, per gruppi di almeno 20 persone, erano gestite da un’unica società, non presente in loco, ma contattabile telefonicamente”.

HERDONIA. La Cacciaguerra spiega anche la situazione relativa al sito archeologico che sorge all’interno della sua tenuta ad Ordona. In modo particolare si denuncia la scomparsa di migliaia di reperti che avrebbero potuto essere esposti all’interno del nuovo Museo Civico di Ordona che attualmente pare abbastanza spoglio, a diversi mesi dall’inaugurazione. “Per Herdonia – scrive la Cacciaguerra – dal 1962 ad oggi, il Ministero ha speso poche migliaia di Euro per restauri, poi addebitati ai proprietari nella pratica di premio. Ha ricevuto in cambio, oltre allo scavo e sistemazione di un sito che è sicuramente tra i più importanti della Puglia, con soldi della Missione Belga, migliaia di reperti, molti dei quali attualmente risultano ‘dispersi’ o comunque ‘non trovati’ dalla Soprintendenza. Il sito è aperto dal 1962, le visite guidate sono effettuate da una pluralità di società e guide autorizzate, le visite singole sono garantite tutti i giorni dell’anno dal mattino ad un’ora prima del tramonto, la pulizia dell’area effettuata dai privati, ultimamente anche con la collaborazione del Movimento cittadino/Archeoclub Ordona, la custodia indirettamente fornita dal fatto che la strada di accesso passa davanti all’abitazione dei proprietari, la valorizzazione è sempre stata fatta a spese dei privati proprietari, di sponsors privati o di associazioni. […] Ora, invece di collaborare come sempre proposto, si vuole espropriare l’area del Foro di Herdonia”. La Cacciaguerra conclude chiedendosi se questo scenario sia auspicabile nonostante le condizioni in cui versano le opere realizzate dal pubblico in provincia di Foggia.

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