L’ultimo treno nella notte” – come cantano i Tiromancino – potrebbe essere il sottofondo musicale perfetto per la fase politica della carriera di Iaia Calvio, provando idealmente a sostituire la storia d’amore narrata dalla band romana con i rapporti di forza tra l’ex sindaco di Orta Nova e il Partito Democratico di Capitanata. Alla fine del tira e molla l’avvocatessa ortese ha ottenuto un posto all’interno del listino proporzionale, un discreto blocco di partenza per aspirare ad un seggio nella Camera dei Deputati. Iaia è stata inserita al secondo posto nei listini bloccati, al primo c’è il manfredoniano Michele Bordo che qualora non dovesse essere eletto nel collegio uninominale (duro lo scontro con Giandiego Gatta), potrebbe avvalersi del “salvagente” al proporzionale, riducendo le possibilità di Iaia, soprattutto se il Pd dovesse deludere le aspettative. L’avvocatessa ortese dunque si trova nella paradossale situazione di dover far votare con preferenza, Michele Bordo nel collegio Manfredonia – Cerignola, dopo aver a lungo osteggiato l’establishment del PD di Capitanata di cui il deputato uscente ne è una delle più importanti espressioni.

Per Iaia la corsa ai palazzi romani prende le mosse da lontano e passa da una fugace visitina al Senato, in occasione del premio “Nenni” per la Buona Politica del 2014, dopo essere stata sfiduciata da nove consiglieri comunali di Orta Nova ed averne denunciato delle trame di corruttela e clientelismo. Ma quello che doveva essere il lancio definitivo della Calvio su scala nazionale si è trasformato in una serie di sconfitte elettorali che tuttora hanno dell’inspiegabile. Dopo aver perso le amministrative di Orta Nova nel 2015, nel 2017 perde anche la contesa tutta al femminile con Lia Azzarone per il rinnovo della segreteria provinciale del PD. Il dissenso latente si trasforma in vera e propria opposizione interna al PD quando la Calvio (insieme alla ritrovata Elena Gentile) decide di denunciare dei brogli e delle forzature avvenute durante le operazioni di voto nei circoli di Capitanata, in vista del rinnovo degli organi di rappresentanza di Via Taranto. Iaia minaccia più volte di abbandonare il partito, fino a quando la candidatura alle politiche 2018 cheta le acque in attesa di sviluppi. L’inserimento del suo nome in lista è sembrato un abile escamotage per rispondere alle bordate recapitate a Roma.

Per comprendere come si sono sviluppati i fatti è necessario far riferimento proprio alle parole della Calvio che, prima di avere l’ufficialità della sua candidatura, in data 20 gennaio, scriveva: “A chi mi ha chiesto se fossi disponibile a candidarmi per il PD alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale Manfredonia/Cerignola ho risposto senza pretendere nulla né sommessamente e manco tuonando, ma ponendo argomenti politici. I seguenti: ritengo che i parlamentari uscenti abbiano il dovere di candidarsi nei collegi uninominali, perché, se hanno fatto bene il loro lavoro sui territori, non dovrebbero avere alcuna paura di andare in campo aperto a riscuotere il consenso degli elettori”. Dopo una prima fase di studio, avvertita la mala paranza, Iaia avrebbe sondato il terreno di Liberi & Uguali, più che come scenario realmente fattibile, come strumento di pressione nei confronti di chi era deputato a formare le liste.

Dopo pochi giorni (il 25 gennaio) rincarava la dose e affermava, in un’intervista rilasciata a L’Attacco: “Il 29 gennaio, che grazie al cielo è finalmente arrivato, leggeremo a quanto pare sempre i soliti nomi, si vedrà che le candidature non hanno nulla di nuovo rispetto al passato”. E ancora, rivolgendosi a Renzi: “Matteo parla di elettori responsabili. Io da elettrice responsabile rispondo a Renzi: metteteci nelle condizioni di essere responsabili. Il suo grande errore, ripeto, è stato lasciarci col cerino in mano rispetto ai potentati locali, il rinnovamento è mancato, è mancata la creazione delle condizioni che potessero favorirlo”. Oggi, con l’inserimento al secondo posto nella lista proporzionale, Iaia si è vista costretta ad abbassare i toni del dissenso e a sperare che quei “soliti nomi” raggiungano i loro obiettivi, così come auspicato dai “potentati locali”.

Questa saldatura a freddo, secondo quanto affermato nelle ultime settimane anche da Franco Palumbo (orlandiano di Cerignola) sarebbe avvenuta per “imposizione dall’alto”, sotto la regia di Matteo Renzi in persona che avrebbe voluto imporre alcuni suoi nomi nella spartizione degli equilibri con Emiliano. Al di là di ciò il rifiuto di Iaia nel prendere parte alla contesa come candidata in un collegio uninominale rappresenta anche una presa di coscienza che è ben nota a chi frequenta i suoi ambienti. Una base sfilacciata e disgregata, ad Orta Nova, porta inevitabilmente ad una perdita di consensi che è inspiegabile alla luce di tutta l’eco mediatica avuta negli ultimi anni. A ragion di ciò, l’ultimo treno è quello che passa il 4 marzo, “nella notte” – riprendendo i Tiromancino – perché passa nel periodo di maggior attrito della Calvio con l’establishment dem; un treno che non avrà la possibilità di fare il giro largo e tornare indietro, in un contesto, come quello dei Cinque Reali Siti, che fino ad ora non ha mai avuto alcuna rappresentanza a livello nazionale ma che già si proietta alle prossime scadenze politiche di rilevanza territoriale.

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