Abbiamo ottenuto le quote rosa, gli incentivi per le assunzioni di donne sui posti di lavoro, agevolazioni fiscali per l’imprenditoria femminile e maggiori consensi per la crescita professionale. Politiche volute ed attuate negli ultimi anni a cui sono serviti decenni di lotte ma, a quanto pare, non sono stati utili per estirpare il concetto di donna-oggetto.
Il corpo della donna viene offerto e rappresentato in ogni luogo, dal campo pubblicitario, a quello finanziario, politico e sociale. Se c’è una donna, c’è più audience e successo! Un’invasione in cui tutto il sistema ne è complice, uomini e donne comprese. Non fa scandalo vedere un sedere o delle cosce per pubblicizzare un materasso ma più incomprensibile è la scelta di donne seminude in tv per parlare di politica o per celebrare una ricorrenza.

L’uomo è visto come l’animale sociale da attirare sessualmente, la sua attenzione può essere richiamata solo dalle forme seducenti di una donna e, allo stesso tempo, quel corpo attira anche il sesso femminile come a sottolineare una bellezza ed una perfezione ancora da raggiungere. Un processo del genere non si ottiene nel caso inverso: raramente l’immagine di un uomo attraente acquisti l’interesse del sesso maschile.
L’immagine della donna è il leitmotiv estetico in ogni occasione. È raro associare il corpo di una bella donna ad una mente brillante, come essere capace di intendere, di volere e dalle grandi doti professionali. In quest’ottica, basti pensare che solo il 15% di notizie politiche sono riportate da donne, il 13% per l’ambito economico. Infatti, nonostante le famigerate quote rosa, nei media, a rappresentare la politica e l’economia sono ancora gli uomini. Eppure, spesso, questi ambienti sono gli stessi che posizionano donne, dall’aspetto attraente, come candidate o portavoce di partito. Personaggio indiscusso di tale sistema è stato Berlusconi che ha abusato della bellezza femminile per propagandare qualsiasi mezzo a sua disposizione dalla tv, ai giornali, alla politica. Ma non possiamo dimenticarci della scesa in campo di Ilona Staller, in arte Cicciolina, di Nicole Minetti, di Flavia Vento o della recente Nina Moric a sostegno di Casapound.

Un sistema pubblicitario e propagandistico basato sul consenso dell’attrazione fisica.  Se apriamo gli occhi siamo bombardati da corpi sensuali, forme che restano lì senza una dignità. Emblema di questo sfruttamento resta la tv. Il 53% delle donne in tv non ha voce, appare solo come valletta; il 43% delle volte viene interpellata per discutere di argomenti legati alla sfera femminile come moda, trucco e lavori domestici; solo il 2% per trattare di ambiti sociali e professionali.
Donne belle ma mute.
Non è solo un vecchio stereotipo, è la reale immagine che la società ha della donna, schiava dell’apprezzamento estetico per poter minimamente emergere in un sistema ancora troppo maschilista.  Gioco di potere che non indigna nemmeno le stesse donne che, ormai, fanno parte di un pubblico assuefatto dal piacere delle curve o, peggio ancora, lo alimenta.

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