“Storia di Iqbal” di Andrea D’Adamo è un libro per ragazzi arrivato tra le mie mani quasi per caso: molti anni fa, in uno dei miei tanti transiti dalla stazione di Parma, svettava tra i libri ammucchiati e un po’ impolverati della libreria della stazione e così ho deciso di comprarlo. Conoscevo già in parte la storia di Iqbal Masiq, ragazzino pakistano che ha guidato una rivolta sindacale per dare umanità al lavoro di tanti schiavi in Pakistan, ucciso poi dalla mafia dei tappeti. Il testo ha come voce narrante una bambina, Fatima, che lavora in un laboratorio di tappeti. Un giorno arriva questo ragazzino di nome Iqbal che, poco a poco, attraverso la sua ribellione, aiuta Fatima e gli altri bambini a prendere coscienza della situazione di piccoli schiavi in cui vivono.



Iqbal, aiutato da Eshan Kahn, fondatore di un movimento di liberazione dei bambini maltrattati, riesce ad affrancare dalla sottomissione i propri compagni e continua la sua attività sindacale tra rischi e pericoli finché, il giorno di Pasqua del 1995, viene ucciso all’età di 15 anni. Si potrebbe obiettare che un libro dal finale così triste non è adatto a un ragazzino: a mio avviso è proprio questo aspetto che può stimolare i ragazzini di questo tempo a una riflessione educativa che formi le nuove generazioni a una cittadinanza attiva e responsabile. Dato il target a cui è rivolto, il libro ha una scrittura narrativa semplice e lineare. La voce narrante è dolce, ingenua, lucida: analizza ex-post degli avvenimenti che sul momento non poteva comprendere nella loro interezza. Consiglio la lettura anche a chi non conosce nulla di Iqbal e vuole, con semplicità, scoprire chi è e cosa ha fatto.



Se fosse cibo:
Qehwa: the al gelsomino tipico del Pakistan
Racchiuso in una frase:
– Sai contare? – mi aveva chiesto il padrone.
– Quasi fino a dieci, – avevo risposto.
– Guarda, – mi aveva detto Hussain Kahn, – questo è il tuo debito. Oni segno è una rupia. Io ti darò una rupia per ogni giorno di lavoro. E’ giusto. Nessuno ti pagherebbe di più. Tutti possono dirtelo. Chiedi a chi vuoi: tutti ti diranno che Hussain Kahn è un padrone buono e giusto. Avrai quello che ti spetta. E ogni giorno, al tramonto, io cancellerò uno di questi segni, davanti ai tuoi occhi, e tu potrai essere orgogliosa, e anche i tuoi genitori saranno orgogliosi, perché sarà il frutto del tuo lavoro. Hai capito?
– Sissignore, – avevo risposto un’altra volta, ma non era vero, non avevo capito e guardavo quesi segni misteriosi, fitti come gli alberi di una foresta, e non riuscivo a distinguere il mio nome dal debito, quasi fossero la stessa cosa (p. 21)
Edizione utilizzata:  
Francesco D’ADAMO, Storia di Iqbal, EL, San Dorligo della Valle (Trieste) 2001
Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile in tutte le librerie, sui maggiori e-commerce italiani (ibs.itlafeltrinelli.it) e nelle bancarelle online dell’usato (abebooks.itcomprovendolibri.it)

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