Accade nelle grandi città che le singole ordinanze “anti movida” facciano discutere e non poco. Dai recenti sviluppi della vicenda, i vari Tribunali Amministrativi Regionali sembrano però dare ragione ai proprietari dei locali, ai quali viene imposta la serrata. Fa ancora più specie, però, apprendere quanto accaduto a Carapelle, piccolo centro dei Cinque Reali Siti, dove la movida notturna non è di certo un punto di forza, viste le già scarse possibilità di svago per i giovani. Negli scorsi giorni, il sindaco Remo Capuozzo, ha emanato un decreto con il quale ha disposto la chiusura entro un certo orario, specificatamente nei confronti dell’Etylium American Bar di Via Garibaldi, un punto di ritrovo molto frequentato dai giovani carapellesi e non solo. L’ordinanza sindacale (n.9/2016) costringerà il giovane proprietario, Emilio Lannunziata, a chiudere entro e non oltre la mezzanotte, sacrificando di fatto proprio l’orario in cui vi è solitamente la maggior affluenza di clienti, soprattutto nel weekend. La chiusura anticipata, infatti, varrà sia nei giorni feriali che in quelli festivi. Così come si legge dal documento ufficiale, il provvedimento sarebbe stato adottato “a fronte del disagio e del pregiudizio arrecato alla quiete pubblica, con riferimento ai residenti di via Garibaldi e zone limitrofe […] al fine di eliminare accertate situazioni di disturbo e pericolo alla pubblica incolumità”. Da quanto rilevato da alcuni residenti della zona, infatti, i decibel della musica e del vociare dei giovani, avrebbero superato i limiti consentiti, all’interno di un’area molto vicina a importanti complessi residenziali. Sempre dall’ordinanza, si apprende come il titolare della “cicchetteria”, dalla data dell’inaugurazione del 6 giugno 2014, sarebbe già stato raggiunto da ulteriori provvedimenti precedenti e che dunque la mossa di Capuozzo sarebbe stata l’extrema ratio, per far rientrare la situazione. Già lo scorso 9 maggio 2015, infatti, l’Arpa avrebbe contestato la prima anomalia sui livelli di emissioni sonore, alla quale seguiva la sospensione della somministrazione per cinque giorni, agli inizi del mese di dicembre dello stesso anno. Da questi precedenti si è giunti poi alla stretta finale. “Il locale – cita l’ordinanza – oltre a tenere un volume della musica particolarmente alto, consente agli avventori di adunarsi nei dintorni dello stesso, schiamazzando, gridando e parlando a voce alta e permette che vengano lasciate bottiglie di alcolici, bicchieri sporchi ecc”. Nel frattempo, su Facebook e sui vari social network, i clienti dell’Etylium hanno iniziato ad esprimere la loro solidarietà al titolare, Emilio Lannunziata, facendo circolare l’hashtag #iostoconetylium. La scritta è comparsa anche su molte fotografie che i giovani hanno scattato per dissentire pubblicamente contro la volontà del sindaco Capuozzo. Gli stessi hanno anche lasciato sui social molti commenti attraverso i quali emergono alcune interpretazioni del provvedimento che, secondo alcuni, sarebbe il pretesto per attuare una sleale concorrenza e celare ben altri affari. Per questo motivo, sarebbero già pronte le prime petizioni spontanee da presentare agli organi competenti. “Contro questo locale – ci spiega il legale di Lannunziata, Giuseppe Mucciarone – ci sono stati sempre degli attacchi gratuiti e ingiustificati. Va precisato infatti che non ci sono state tante denunce, come riporta l’ordinanza, ma si tratta sempre della stessa famiglia che puntualmente fa delle segnalazioni alle autorità. In passato abbiamo addirittura fatto opposizione alle rilevazioni acustiche dell’Arpa che segnalavano un superamento dei livelli consentiti di circa 3 decibel. Questa soglia però era imposta oltre le ore 22, invece abbiamo le prove che quella misurazione, che poi portò alla sanzione, fu fatta alle ore 21. In questo caso, cosi come in altri aspetti, i documenti sono stati scritti male e presentano notevoli contraddizioni. In attesa della pronuncia del Giudice di Pace di Foggia, abbiamo già pronto un ricorso al Tar che potrebbe subito annullare l’ordinanza in attesa di una sentenza finale che ci attendiamo favorevole alla nostra causa. Questo è un chiaro caso di abuso di potere e attuazione di una concorrenza sleale per la salvaguardia di altri interessi. Spesso ci si lamenta che in questi piccoli centri non si faccia mai nulla, ma appena qualcuno inizia a muoversi in qualche modo, viene mortificato e costretto alla chiusura. Anche per questi motivi i giovani decidono sempre più spesso di andarsene altrove”.

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