Puntualmente, di anno in anno, la festa patronale di Orta Nova diventa occasione per dispensare polemiche di ogni tipo, facendo leva sulle più disparate motivazioni. Se magari, con lo stesso vigore, la gente si interessasse delle strade sporche, della disoccupazione dilagante, dell’inquinamento e della scarsa programmazione culturale probabilmente vivremmo tutti in un mondo più bello. Ma questo non accade. E non è accaduto dopo l’esibizione di Anna Tatangelo sul palco di Piazza Pietro Nenni, nella serata del 14 giugno, a conclusione del palinsesto redatto dal Comitato Feste. A riguardo, propongo cinque spunti di discussione.

1) SCELTA DEL NOME SEMPRE PIU’ NAZIONAL POPOLARE

Rassegnatevi cari cittadini di Orta Nova. Chi organizza le feste non ha la possibilità di fare il radical chic. L’obiettivo è quello di coinvolgere ad accontentare il maggior numero di persone, soprattutto se si tratta di una festa di ispirazione religiosa. E se questo risultato lo si ottine tramite un’artista pop/commerciale, talvolta tendente al trash, allora il gioco vale la candela. In aggiunta è risaputo che fare i settoriali non paga. Non dimenticate che due anni fa, in occasione dell’Antenna d’Oro, ad Orta Nova, giunsero Elio e Le Storie Tese, icone generazionali per un pubblico ristretto, apprezzatissimi dai soliti delusi dei palinsesti delle feste patronali… Il risultato fu una risposta di pubblico irrisoria, nonostante il concerto fosse gratuito. Morale della favola: date al popolo ciò che si merita, anche se ci si riduce ad Anna Tatangelo o Giusy Ferreri.

2) VISTA DALL’ALTO E IL POPOLO ROSICA

Sin dall’antica Roma, dagli anfiteatri con gli spettacoli gladiatori, il potere ha sempre goduto di una vista privilegiata. Ragion per cui le polemiche rivolte a chi si è goduto lo spettacolo dal balconcino dell’edificio comunale di Orta Nova (amministratori, organizzatori ecc.) paiono stucchevoli tentativi di marcare un solco sempre esistito tra gli sfigati e i vip. Per carità, si è trattato di un gesto di cattivo gusto, che andava evitato. Simili gesti andrebbero evitati, considerando l’attuale dialettica politica, se si vuole rimanere ben visti dalle masse che vivono fuori dai privè. Ma la storia dei nostri politici locali ci insegna che la smania di raggiungere palazzo di città derivi proprio dalla possibilità di poter disporre di queste mere gratificazioni. Ma se ci sarà chi le invidia, ci sarà anche chi le metterà sempre in atto. Perché il potere logora chi non ce l’ha. MA LAMENTATEVI NON DI CHI VI GUARDA DALL’ALTO, MA DI CHI CONTRIBUISCE QUOTIDIANAMENTE A BUTTARVI SEMPRE PIU’ IN BASSO. Se poi spesso queste due categorie coincidono è un altro paio di maniche. Criticate, se volete, i vostri amministratori, per le centinaia di motivazioni (perché tante sono) che riguardano la gestione della cosa pubblica. Queste menate sui panorami privilegiati sono solo chiacchiere da muchache troppo sexy.

3) FUORI I CONTI DELLA FESTA

Ma lo sapete che parte del cachet di Anna Tatangelo è stato pagato tramite dei ristori economici messi sul piatto dalle imprese di energia eolica? Cioè beccarsi un supplizio perenne per avere un ulteriore supplizio di un paio d’ore. Lo so, sembra un paradosso, ma è così anche se il budget impegnato per la cantante frusinate non è stato reso noto, almeno finora, dal Comitato Feste. € 12.000 da Inergia SPA, € 2500 dal Comune, e altri soldini che vengono dalle donazioni private (porta a porta dei responsabili del comitato) e dalle casse della parrocchia della Chiesa Madre sono serviti per organizzare tutti i tre giorni di eventi ricreativi e religiosi. Se si prendesse atto del fatto che la festa non sia un evento collettivo e laico, ma solo un momento religioso che contemporaneamente coinvolge però tutta la comunità, allora verrebbe anche meno quella vena “grillina” di esigere gli scontrini una volta rientrato il Santo.

4) ORGANIZZARE EVENTI, NON IMPROVVISARE

Quando il comune delega a management organizzati e Comitati dovrebbe avere la coscienza di non lavarsi del tutto le mani di ciò che si verifica nella giornata clou dell’evento. Manca un piano strutturato di Protezione Civile, gli adempimenti per la sicurezza vengono assicurati poche ore prima degli spettacoli, volta per volta, in maniera spesso improvvisata. Qualora Anna Tatangelo avesse avuto un malore o qualora (ancora peggio) ci fossero stati dei feriti nella grande calca di pubblico, chi si sarebbe fatto carico delle grandi responsabilità che ne sarebbero derivate? Ad Orta Nova, in particolare, manca da un mese un assessore alla cultura, ovvero una persona che dovrebbe indirizzare i tecnici verso gli adempimenti necessari per gli eventi di massa e cose simili. Questa però non può essere una giustificazione. E se invece di Anna Tatangelo dovesse arrivare un terremoto o un’alluvione? (A voi la scelta di cosa sia peggio, con simpatia).

5) FINITA LA FESTA, GABBATO LO SANTO

Più che arrovellarsi il cervello sui musi esposti dal balconcino del comune o sulle divine strofe di Anna nazionale, dovremmo iniziare a pensare a come costruire degli eventi annuali che soddisfino le esigenze di quella fetta di popolazione che puntualmente rimane delusa. Ad Orta Nova, oltre a pochi e isolati casi, manca un appuntamento culturale di grandi dimensioni che possa veicolare il marketing territoriale, così come avviene già egregiamente in alcuni centri limitrofi più piccoli. Sparite notte bianca e notte verde, resta ben poco in questa direzione. Il punto quindi non è rivedere la festa patronale, ma integrarla con altri eventi che siano per target diversi e che diventino caratteristici di un paese che ha esaurito i colori per indicare le “notti” di festa.

 

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO