PREMESSA: PATTI CHIARI, AMICIZIA LUNGA. “SurReali Siti” è una rubrica di satira sul potere, gli usi, i costumi e le abitudini del nostro territorio. Fare satira vuol dire tenere viva la linfa della democrazia, della partecipazione, del potere che appartiene al popolo e a nessun altro. La satira non ha amici e non ha nemici. La satira è un’amara risata di cui faresti volentieri a meno. La satira è una grandissima rottura di coglioni. E’ quel minuscolo sassolino nella scarpa, quella mutanda che si infila sempre tra le chiappe, il pezzettino di carne che si è insinuato tra i molari quando non hai lo stuzzicadenti.



La satira non ha l’ambizione di piacere agli altri, anzi alla satira sta sul cazzo chi la alliscia. La satira ha il compito di mettere a nudo, perché da nudi non ci si può nascondere. La satira è la forza di gravità che tiene tutti con i piedi ben piantati a terra, cosicché nessuno si creda di essere stocazzo. La satira è quel figlio che non tiene mai la bocca chiusa e che ti fa sempre fare figure di merda davanti a tutti ma al quale, nonostante tutto, non puoi smettere di voler bene. La satira non deve far ridere, perché, in fondo, non c’è un cazzo da ridere. Però poi… “che cazzo”, pensi… se le convenzioni sociali non ti permettono di sfogare guidando a centoventi all’ora in paese, allora tanto vale riderci su.

Giusto un po’, amaramente… almeno per dissacrare quella storia, quel personaggio, quella situazione, quel disagio. La satira non è un calcio nelle palle. Quello lì è il sarcasmo. Più bastardo, cattivo e strafottente. La satira invece è lo schiaffetto involontario di un bambino su una sola palla, quella destra: pungentemente fastidioso e antipaticamente doloroso, ma reagire con veemenza risulterebbe a tutti fuori luogo. Prendersela per la satira o, peggio ancora, contro la satira, è inutile e dannoso per la stabilità psichica, questo è scientificamente provato. Sarebbe come punire quel bambino per uno schiaffetto involontario sulla palla destra.

Certo, anche la satira deve essere brava a non lasciarsi prendere la mano e trasformare quello schiaffetto in un colpo più duro e assestato, perché non è compito della satira far venire a galla alcuna verità. E inoltre, anche all’interno dei cultori e degli appassionati, di professione e amatoriali, si distinguono diversi livelli di qualità della satira, per cui ci sta che un comico satirico non ci piaccia, o addirittura ci stia sul cazzo, non tanto per quello che dice ma per come lo dice. Comunque sia, bisogna sempre voler bene a chi lavora e a chi si cimenta in questa arte, perché male che vada, la satira non ti avrà strappato nemmeno un sorriso, o una riflessione. Bene che vada, avrà acceso la torcia su un angolo buio dell’esistenza umana, per costringerci a guardarlo e a farci i conti.



PICCOLA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA DEGLI AUTORI CHE CURERANNO LA RUBRICA
Sebastiano Battista nasce a Novara nel 1983, da padre di San Marco in Lamis e madre di Foggia. All’età di 2 anni si trasferisce a Orta Nova (ovviamente accompagnato dai suoi) dove vive e pasce fino all’età di 19 anni. Si laurea in scienze politiche, prima a Forlì e poi a Bari, buttando soldi per una facoltà che non serve a un cazzo. Tra le due lauree, passa 6 mesi di vacanza-lavoro a Melbourne, Australia, dove spesso, ubriaco, fa a cazzotti coi canguri. Nel 2011 frequenta il Master in Europrogettazione a Varsavia, Polonia, dove impara che la vodka si può bere anche liscia. Dal 2012 al 2017 vive a Pisa dove fonda un Birrificio Artigianale Sociale per darsi un tono. Dal 2018 è tornato a vivere a Orta Nova, dove ha scoperto che suo padre Matteo è molto più conosciuto di lui in Paese, tanto da essere chiamato ormai da tutti “il figlio di Matteo”. Ad oggi, nonostante i mille lavori, manuali e intellettuali, retribuiti con soldi o gloria, che ha svolto durante questo percorso, ha versato poco più di tre anni di contributi previdenziali.

Alessandro Stranieri. Nato a Foggia 34 primavere fa (se chi legge lo fa nel 2018, altrimenti compratevi una calcolatrice) ho vissuto fino ai 30 in quel ridente paese della provincia denominato Orta Nova. Il disegno è sempre stata la mia passione, tanto da iscrivermi al liceo scientifico. Per un puro caso, dopo un anno di prova al Politecnico di Torino, finisco all’interno dell’accademia di belle Arti di Foggia e decido di diventare un grafico. Nonostante venissi pagato bene e trattato meglio nelle aziende della città natia, mi trasferisco a Milano dove tutt’ora lavoro (non dico vivo, perché quello lo faccio a Legn-ano, nome che ben descrive la mia situazione attuale). Il sogno più grande ad oggi è aprire una scagliozzeria nella centralissima via Torino.

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