Dopo oltre un’ora di udienza presso il Collegio di garanzia del Coni relativa al ricorso del Foggia, che avrebbe voluto vedersi ridefinita la penalizzazione ai propri danni di almeno un punto, è arrivata la (brutta) notizia per tutti i tifosi rossoneri: nessuno sconto, il Foggia resta dunque retrocesso.



Ricorso inammissibile, secondo i giudici, che hanno confermato quindi i -6 punti per i rossoneri (inizialmente erano 15, poi scesi a 8 e 6). Una sentenza amara, che mette il sigillo a una stagione maledetta per i colori rossoneri, iniziata con la richiesta di Serie C della Procura in estate e finita con la retrocessione vera. Il tutto con ricorsi e contro-ricorsi infiniti, come se il verdetto del campo contasse poco o nulla. E nulla, infatti, alla fine ha contato. Perchè i 43 punti raggiunti sul campo non hanno permesso ai satanelli di evitare il ritorno in Lega Pro dopo due anni. Perchè i play-out, previsti dal regolamento, sono stati annullati di colpo con un Consiglio Direttivo-lampo, formato tra l’altro da componenti di società interessate a promozioni e salvezze.



Cosa rimane, dunque? Rimangono quei 3mila tifosi rossoneri che a Verona avevano creduto che qualcosa di bello, in campo, potesse accadere. Glielo suggeriva la passione per quella maglia spinta solo da sentimenti puliti. Non hanno fatto i conti con politica e “tavolini”, che ancora una volta macchiano uno sport in cui, da oggi, è ancora più difficile continuare a credere.

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