Se qualcuno, nei prossimi due o tre anni, si dovesse chiedere del perchè la gente a Foggia non va allo stadio, probabilmente sarebbe preso per pazzo. Quello che è successo in quest’ultimo mese sarebbe a prova di abbandono da parte di qualsiasi tifoso in Italia. L’ultima vicenda che ha inferto un duro colpo alla passione calcistica foggiana viene direttamente dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica di Foggia, con l’inchiesta sul presunto riciclaggio di soldi utilizzati nel Foggia Calcio. L’indagine al momento conta nove indagati (tra cui i fratelli Sannella, il presidente Fares e qualche imprenditore) ipotizzando i reati di riciclaggio, violazione in materia di reati tributari e false comunicazioni sociali.



Ce ne sarebbe abbastanza per deprimere anche i sentimenti rossoneri più audaci. Invece non è tutto. Perchè questa inchiesta non è che l’ultima sciagura abbattutasi su una annata maledetta, iniziata dalla richiesta di retrocessione della scorsa estate maturata dalla giustizia sportiva e poi fortunatamente respinta, e conclusasi con la mancata iscrizione al campionato di serie C. In mezzo ricorsi, stagione di serie B disastrata, acquisti dubbi, punti persi sul campo, errori nella scelta e nel cambio di allenatore, silenzio colpevole dinanzi alle ingiustizie subite, gestione errata nei tempi della comunicazione di scelte anche importanti, vedi la decisione di mollare tutto a soli pochi giorni dalla scadenza dell’iscrizione al campionato.



Il risultato è un dolore troppo forte a chi ci ha messo cuore e passioni in questi anni, illudendosi fino alla fine che le cose in fondo potessero aggiustarsi. Tra i tifosi del Foggia non si ha manco la voglia di scendere in piazza e protestare, mentre tutto intorno il pallone foggiano si smantella, andando persino a coinvolgere le vetrine degli store. Più che la categoria da cui si ripartirà, quello che forse interessa di più al momento ai tifosi del Foggia è che tutti gli attori di questa annata rossonera, dallo staff tecnico passando per quello della Comunicazione, fino all’ultimo dei dirigenti, ora vadano via. Non sarà facile ricominciare dopo un incubo del genere, ma ripartire da zero è un obbligo. Il “mai più” del calcio foggiano, nell’anno del centenario, senza dubbio farà rima con 2019.

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