“Il passato è un luogo pericoloso. Pieno di decisioni che non si possono cambiare. Pieno di fantasmi”. 

Inizia così la docu-serie Netflix dedicata all’ultimo Zar ed alla sua famiglia, con un ammonimento sinistro e un’inquadratura a piombo sull’immensa steppa russa che sembra nascondere segreti ancora ancora da scoprire. Ma perché così tanta curiosità intorno alla fine di questa dinastia?


Innanzi tutto, suppongo, per la brutalità con la quale la parola fine è stata posta alle loro vite. Ma andiamo per ordine. Era il 1894 quando l’ultimo Romanov saliva al trono, pochi anni prima dell’inizio del XX secolo e di tutte le trasformazioni che avrebbe portato. Gli eventi che si susseguiranno saranno tasselli di un puzzle volto alla distruzione di un sistema arcaico e medievale, che aveva ben poche possibilità di sopravvivere nell’era moderna, e meno ancora ne ha avute dopo che gli eventi stessi ebbero luogo.




Un’analisi attenta e curata da parte di storici e studiosi, s’incastona perfettamente nelle ricostruzioni dal gusto tutto antico e sfarzoso prive quasi di musiche d’accompagnamento ma piuttosto c’è sempre una voce al termine di una scena che ne spiega la natura e la conseguenza risultando chiara e immediata allo spettatore. Indubbiamente un grande esercizio di bravura da parte di Netflix nel dimostrare la sua padronanza anche nel difficile ambito solitamente di nicchia dei documentari storici. Il nostro cicerone in questa scoperta di una Russia mai dimenticata è Monsieur Gillard, il tutore dei figli dello Zar Nicola e della Zarina Alexandra la cui sorte sarà legata per sempre ai loro genitori.

Siamo le scelte sbagliate che abbiamo compiuto. Siamo la fiducia mal riposta nella menzogna sulla bocca di qualcun altro. Siamo la debolezza che vince sull’arguzia. Siamo tutti un po’ Romanov, o ci piace pensarlo. Il loro nome è leggenda, misticismo e scatena fantasie di un mondo che non conosceremo mai. Netflix, di buon grando un altro bel 10 tondo tondo per questa chicca.

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