Dopo mesi di attesa è finalmente approdato in tutte le sale italiane “Tolo Tolo”, l’ultima pellicola del comico pugliese più amato d’Italia, Checco Zalone. Dopo aver generato file chilometriche che non hanno scoraggiato i milioni di spettatori, Zalone intraprende una nuova rotta artistica che segna un punto di rottura con il passato.


Il cinema diventa mezzo di comunicazione politica e sociale, abbandonando l’idea del mero divertimento e lasciando spazio alla riflessione. Un film che rappresenta il disincanto di Zalone stesso, ovvero la volontà di mostrare in tutto il suo squallore quanto la superficialità di giudizio porti la massa a fare considerazioni incorrette. La risata (presente ma non protagonista a differenza del passato) lascia il posto al giudizio senza mezzi termini, con gag che lasciano davvero poco all’immaginazione e che hanno l’intento preciso di fare vergognare qualcuno ai piani alti.

Gennaro Nunziante abbandona il timone della nave per lasciarlo al comico che per la prima volta diventa regista, senza però esserne pronto al 100%. Dopo varie improbabili vicissitudini si arriva infatti al cuore del film: ovvero il viaggio che Checco intraprende con altri compagni di sventura attraverso le tristemente note rotte migratorie verso il Sahara e poi il Mediterraneo. Ovviamente tramite l’utilizzo di varie gag le sue celeberrime canzoni (del tutto sottotono) il film cerca di scorrere senza intoppi, anche se è evidente che nel complesso sia un’opera riuscita ma discontinua.



Lo Zalone che tutti amiamo, senza peli sulla lingua, non colpisce nel segno a mio avviso non per l’intenzione e il messaggio nobilissimo, ma per l’assemblaggio dell’opera stessa. Come se avesse voluto dire troppe cose senza dare ad ognuna di esse il giusto spazio. In definitiva un bel film che però non lascia completamente soddisfatto lo spettatore, scemando completamente nell’ultima parte.

Non sono totalmente delusa da Tolo Tolo, ho apprezzato molto lo sforzo che credo di aver letto dietro l’intenzione di Zalone, ma in conclusione è un lavoro ben fatto all’80%. E questo andrebbe bene per molti, ma non per lui che è sempre stato perfetto. Detto questo, il film ha superato il record di Quo Vado, diventando de facto il film più redditizio mai prodotto in Italia. Chapeau.

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