La storia non aspetta la risolutezza delle azioni dell’uomo. Non aspettò neanche l’8 agosto del 1991, quando una nave con 20.000 albanesi in fuga dal loro paese attraccò al porto di Bari. Le immagini della Vlora fecero il giro del mondo intero, raccontando l’inizio della migrazione dall’est, raccontando tanta sofferenza proveniente dalla regione balcanica falcidiata dai conflitti. La Vlora doveva attraccare a Brindisi, ma a causa della strabordanza della portata della nave, si fermò ben prima, facendo scendere sogni, speranze e aspettative di un futuro migliore. Dopò alcuni scetticismi, la Puglia e l’Italia intera si dimostrarono solidali e accoglienti. Accolsero generazioni di albanesi che oggi sono parte integrante della nostra società, ne arricchiscono il tessuto economico e, in alcuni casi, tornano spontaneamente nella loro terra natìa, oggi che l’Italia si mostra meno accogliente e integrante.

Ma la storia continua il suo incessante corso. E con il Coronavirus abbiamo scoperto di essere tutti sulla stessa barca, o per meglio dire sulla stessa nave. Abbiamo visto che un paese in timida ripresa, dopo anni di povertà, si sia prodigato per aiutare i fratelli d’oltremare. L’invio di trenta medici in Italia da parte dell’Albania è sembrato un po’ il passaggio evangelico dell’obolo della vedova nel tempio (MC 12, 41-44). “Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora [Gesù], chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»”. Lo ha riconosciuto anche il primo ministro Edi Rama che questo gesto probabilmente rappresenti una goccia nel mare dell’emergenza italiana, ma una goccia destinata a fare storia, anche al netto dell’attuale potenziale economico dell’aquila a due teste.

Il suo discorso, rigorosamente in italiano, ha mostrato la potenza dirompente di un legame di reciproca assistenza e, al contempo, la debolezza dei legami d’opportunità sanciti ormai solo da convenzioni e trattati. Si possono fare grandi cose insieme quando la difficoltà dell’altro è una difficoltà nostra. Quando, anche davanti a delle macerie da rimuovere nel proprio cortile, si pensi all’integrità delle fondamenta di una casa comune. Infatti, lo scorso novembre l’Albania ha conosciuto il più grave terremoto degli ultimi 40 anni, con oltre 50 morti e 3000 feriti. Con le cicatrici sul volto e con le polveri dei calcinacci ancora nel naso questo popolo ha voluto dare un segnale di altruismo, ricordando l’accoglienza degli anni ’90, il dispiegamento di forze italiane di Protezione Civile, subito dopo il sisma e tante altre occasioni di vicinanza.

“Non siamo un paese ricco ma non siamo neanche privi di memoria” – ha affermato il primo ministro prima della partenza dell’equipe di medici verso Brescia. La memoria ci porta ad agire in maniera costruttiva. Quella a cui dovremmo consegnare storie come questa, quando questa guerra sarà finita. Mentre il mondo intero ridefinisce i propri equilibri geopolitici, l’Albania ha ricevuto l’ultimo lasciapassare per l’ingresso nell’Unione Europea, nella speranza che questo nuovo membro possa essere esempio di solidarietà in un contesto di spalle girate, di contrabbandieri e di ostruzionismi economici. Quando torneremo ad abbracciarci riscopriremo l’importanza dei rapporti umani e, di riflesso, di quelli politici. Nascerà una società diversa, di sopravvissuti, di sbarcati dalla Vlora dell’epidemia. Chissà se avremo ancora il coraggio di dire, davanti ad un fratello dall’accento balcanico, “prima gli italiani”.

1 COMMENTO

  1. Fu un grande evento anche quando milioni di italiani,prima della grande guerra e dopo si riversarono in diversi porti italiani per raggiungere l’america: speranze,sogni di molte genti di ogni parte d’italia! Alcuni…tornarono in patria(…) ed il loro sogno si spezzo…La storia…e’ impregnata “d’immigrazioni” alla nuova scoperta della vita migliore….Il sogno continua!

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