Un trattore che all’improvviso si rompe può essere un bel guaio per un agricoltore, ma per Pasquale Dedda (35 anni) è stata la scintilla scoccata al momento giusto. Dopo una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari e alcune esperienze pregresse nel campo dell’agricoltura innovativa, il giovane carapellese, proprio dopo questo inconveniente, ha deciso di dar vita ad un’impresa agricola ad impatto “0”, vocata alla coltivazione del grano e alla produzione della pasta. Una filiera cortissima che si apre e si chiude nel piccolo centro del foggiano, dove Pasquale svolge tutti i suoi lavori in compagnia del fidato collega Unick.

DAL MACELLO AL LAVORO NEI CAMPI. Unick è un maestoso cavallo da tiro francese dalla folta criniera che ha sostituito il vecchio trattore di Pasquale e ha consentito, con il suo arrivo in azienda, l’avvio di un progetto di lavorazione del grano senza emissioni di CO2. Grazie all’associazione Save The Working Horse, che lo ha salvato e preparato per la sua nuova avventura, Pasquale Dedda ha adottato questo cavallo che oggi si occupa della semina e dell’aratura nei cinque ettari di terreno situati in contrada “Triunfo” a Carapelle, nei pressi dell’imbocco della SS16. Pasquale ara il terreno e semina insieme ad Unick durante scene rurali che rievocano il passato, nel frattempo tanti curiosi passano nei pressi del suo campo, osservano, si fermano e scattano qualche foto.

SLOW AGRICULTURE. Nella tenuta di famiglia c’è un rigoglioso campo di grano coltivato con “Senatore Cappelli”, una qualità di pregio tipica del Tavoliere foggiano, e “Saragolla”, un cereale simile al Kamut che è tipico del centro Italia. “Per percorrere un ettaro di terreno” – dice sorridendo Pasquale – “ci vogliono quasi quattro giorni, ma il risultato è sorprendente perché la terra, con il lavoro a trazione animale, reagisce diversamente e il raccolto conserva tutte le sue proprietà organolettiche”. Anche la concimazione osserva queste regole ferree di rispetto per la natura, attraverso l’utilizzo esclusivo di sterco e altri prodotti naturali. Nasce da qui il concetto di “Pasta a cavallo” dell’azienda “Pasta Dedda”. Per intenderci il nome deriva sia dal protagonista indiscusso della lavorazione, “ma anche dall’ideale di produzione che prevede lunghi passaggi di lavorazione, tutti rigorosamente controllati e valutati senza fretta” – sottolinea il titolare dell’azienda.

LA LAVORAZIONE. Questo progetto include quindi innovazione, riscoperta delle tradizioni agricole del territorio e grande attenzione verso le tematiche ambientali. Con questi presupposti, all’interno del molino Dedda, situato sempre a Carapelle, nascono due tipologie di farine, quattro tipologie di pasta trafilata a bronzo (ndr. in foto) e la crusca per le aziende zootecniche. “Anche le fasi della conservazione, della molitura e della setacciatura” – spiega Pasquale a Il Megafono – “non avvengono nella maniera più comune. Per la conservazione utilizziamo dei silos particolari che contengono ancora il prodotto non lavorato per almeno tre mesi. Non utilizziamo nessun trattamento per la conservazione e soprattutto la molitura avviene in giorni prestabiliti con un mulino a pietra vulcanica dell’Etna che abbiamo acquistato nelle Marche”.

PROGETTI FUTURI. Attualmente, sia per i ritmi della lavorazione che per lo standard qualitativo richiesto, l’azienda si rivolge ai mercati di nicchia, alla piccola ristorazione e ai privati che – come afferma Dedda – “oggi sono sempre più attenti anche alle modalità di lavorazione degli alimenti che si consumano a tavola”. Ma i progetti per il futuro sono tanti, tra cui quello di ottenere il riconoscimento di “azienda biodinamica” che è un concetto ancor più accurato rispetto al “biologico” per ciò che riguarda i prodotti agricoli. “Vogliamo a tutti i costi continuare sulla strada, lenta ma costante, che abbiamo intrapreso” – conclude Dedda – “magari ampliando la tenuta ed acquistando un altro cavallo. Possiamo creare un metodo nuovo che nuovo non è perché è ripreso dai valori che ci hanno tramandato i nostri padri, ma in un’ottica di rilancio delle tradizioni e di rispetto per l’ambiente potrebbe essere riconosciuto come ‘il metodo della pasta di Carapelle’”.

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