Secondo una stima diffusa da Unioncamere – InfoCamere sarebbero circa 30mila le imprese italiane venute meno nel primo trimestre 2020, contro un calo di 21mila registrato nello stesso trimestre del 2019. Su questo drammatico bilancio pesa senza ombra di dubbio la crisi sanitaria e la conseguente chiusura forzata di numerose industrie, negozi ed esercizi commerciali al dettaglio. Impossibile conciliare i costi fissi con i mancati introiti e così la serranda è rimasta giù anche dopo la fine del lockdown.

E’ accaduto ciò anche in provincia di Foggia dove si è verificata una silenziosa ma drammatica carneficina di partite IVA, costrette a cedere sotto la scure del Coronavirus. Tanti esercizi hanno deciso di non aprire, poiché impossibilitati a sobbarcarsi gli oneri della messa in sicurezza degli spazi condivisi. Altri commercianti o esercenti, quelli con maggiori sicurezze alle spalle, hanno programmato la riapertura più tardi rispetto al “rompete le righe” per non stravolgere le consuete modalità di impresa e non dimenarsi tra le misure di sicurezza.

La parola “impresa”, dunque, si declina sempre più nel senso letterale del termine soprattutto in questo periodo incerto, dove tanti sono stati costretti ad accantonare i propri sogni. Questo fenomeno ha riguardato anche i Reali Siti, dove a pagare il dazio più pesante sono stati soprattutto i piccoli artigiani e il settore della ristorazione.

Hanno raccolto grande solidarietà le parole dei titolari di un ristorante di Via Stornara ad Orta Nova che, negli scorsi giorni, ha annunciato la chiusura definitiva con un post su Facebook. “Con immenso dispiacere vi comunichiamo che il ristorante chiude per sempre i battenti” – scrivono i proprietari. “La decisione è stata sofferta, a volte seguire il cervello e non il cuore si rende indispensabile. Noi il cuore ce lo abbiamo messo, ed è con lo stesso cuore che ringraziamo tutti i nostri clienti, abituali e non, gli amici, i collaboratori e tutti quelli che ci hanno sostenuto”.

Alla luce di queste problematiche pare evidente la necessità di mettere in campo delle misure volte al sostegno della piccola imprenditoria. Oltre agli aiuti prospettati dal Governo e dalle Regioni serve un scatto in avanti anche degli enti locali, con particolare riferimento ai Comuni. Sgravi fiscali e misure di incentivazione sono soltanto alcune delle strade percorribili.

1 COMMENTO

  1. Tutti economisti! Ma se per fare un lavoro edilizio per dare decori alla facciata di un locale si paga al comune una tassa, che volete che faccia per questi lavoratori, scusate imprenditori. Una volta sui manuali di economia si diceva che è imprenditore che organizza un’attività che comporta un rischio. Il virus ha distrutto il lavoro e chi ne faceva uso a buon prezzo. Ognuno pensa per se. Quindi il problema e’ piu’ complesso! Da voi che fate i giornalisti o pensate di farlo o di esserlo, mi aspetto un discorso più articolato.

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