Ogni palazzo storico riserva numerose sorprese al suo interno, alcune delle quali vengono fatte riemergere e documentate, mentre altre vengono celate irrimediabilmente dai lavori di restauro. Sono tanti anche i misteri che avvolgono l’unica rilevanza storica e architettonica presente nel Comune di Orta Nova, il Palazzo ex Gesuitico che oggi rappresenta il fulcro della città dei Cinque Reali Siti, anche se non è ancora stato del tutto ristrutturato.

BREVI CENNI STORICI. Sorto sulle rovine di un castello di caccia di Federico II, il Palazzo ex Gesuitico di Orta Nova testimonia la presenza dell’ordine monastico dei Gesuiti nel territorio del Basso Tavoliere. I Gesuiti acquistarono il feudo d’Orta nel 1611 creando la cosiddetta “Casa d’Orta”, o Residentia Asturnariensis, dal nome del primo possedimento acquisito (Stornata). Qui lavoravano i campi circostanti e trasferivano il ricavato all’ordine monastico. Dopo l’espulsione dell’ordine dal Regno di Napoli, nel 1774 vi fu la “censuazione del Tavoliere”, che comportò l’assegnazione dei terreni ad agricoltori locali indigenti. L’operazione diede vita a cinque colonie, i cinque “Reali Siti”, fra cui Orta, che mutò il nome in “Orta Nova” nell’Ottocento. Attorno all’edificio si è poi sviluppato il nucleo primitivo dell’abitato di Orta Nova, da Via Ordona, Via Foria e Via delle Rose. Dopo la cacciata dei Gesuiti, dalla fine del Settecento ad oggi la struttura è stata adibita a molteplici utilizzi, fino ad ospitare la Biblioteca Comunale e alcune associazioni culturali, che vi organizzano incontri e dibattiti.

MISTERI E RACCONTI. Durante la costruzione dei bagni pubblici sotterranei presso l’attuale piazza “Sant’Antonio”, dove è presente anche il Monumento ai Caduti, emersero alcuni cunicoli che fecero pensare inizialmente a delle antiche fosse granarie. Ma da uno studio più approfondito si comprese che erano dei veri e proprio condotti, probabilmente collegati alla tenuta Gesuitica. Questo è soltanto uno degli avvenimenti realmente documentati che testimoniano la presenza di camminamenti sotto l’abitato di Orta Nova. Un’altra prova è quanto accade di frequente agli agricoltori che arano i terreni in contrada “Grassano delle Fosse”, il cui nome già riporta ad antiche forme di scavo. Durante i lavori con i trattori capita spesso di sprofondare e di ritrovarsi in vere e proprie feritoie cave nella terra che riconducono a percorsi tracciati. Nella contrada citata, la formazione degli appezzamenti terrieri, vista dall’alto, fa notare una sorta di ramificazione stratificata che partirebbe dal Palazzo Ex Gesuitico e continuerebbe in direzione di Stornarella.

Foto di Savino Ficco

ALLA RICERCA DEI TUNNEL. Probabilmente gran parte dei misteri relativi al Palazzo Ex Gesuitico emergeranno quando inizieranno i lavori di riqualificazione dell’ultima ala, quella più recente, al di sotto della quale si dice che ci sia l’accesso ai cunicoli sotterranei. Al momento, questa struttura è in condizioni di fatiscenza e al suo interno presenta una netta dicotomia tra antiche stanze affrescate e i rifiuti presenti in ogni dove, lasciati alla mercé delle intemperie e degli animali. Ma già oggi, nell’ala riqualificata e riconsegnata alla collettività, si possono notare alcuni indizi. La valorizzazione di tutto ciò che si trova sotto la terra si può evincere anche attraverso la sapiente costruzione di pozzi (ndr. in foto) situati all’interno del palazzo.  Facile pensare che si sia scavato anche per altre opere. Ma a cosa sarebbero serviti questi tunnel? Sicuramente all’epoca era uso conservare i raccolti di grano in zone riparate e fresche, ma forse erano utilizzati anche per il trasporto del raccolto, dalle campagne limitrofe alla tenuta gesuitica, lontani da occhi indiscreti. Non è da escludere, però, che questi tunnel possano risalire addirittura all’epoca federiciana quando la logica della struttura fortificata prevedeva delle vie di fuga in caso di assedio o di situazione di pericolo.

Oggi il fascino di questi luoghi sotterranei diventa un vero e proprio motivo incentivante per il turismo esperienziale. Grandi città hanno costruito le proprie fortune turistiche dando la possibilità agli avventori di visitare antichi scavi presenti nella parte sotterranea delle città. Si pensi a Napoli dove esistono dei veri e propri percorsi turistici che mostrano la parte non emersa, seguendo un continuum temporale che collega l’archeologia all’epoca dei conflitti mondiali.

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