Non hanno di certo un bell’aspetto i piloni del viadotto “Corvi” in agro di Rocchetta Sant’Antonio, sull’Autostrada A16 nel tratto tra il casello di Candela e Lacedonia. Il cemento eroso dal tempo ha messo fuori l’armatura ormai arrugginita. L’intero cavalcavia, che conta 300 m di lunghezza, è completamente mangiato dal tempo, facendo fuoriuscire in più parti il ferro arrugginito dell’armatura del cemento armato. 

Una situazione che può esser pericolosa se si tiene conto che quell’area è già soggetta a dissesto idrogeologico. Basti pensare che a qualche chilometro nel 2005 fu interrotto il transito sull’autostrada perché una frana aveva letteralmente spostato i piloni di un viadotto. Con il cemento così compromesso in caso di frana Ponte Corvi può diventare realmente instabile.

Lo stato attuale è di notevole gravità anche se il viadotto è già interessato da un’attività di sorveglianza. Difatti la Proger, in ATI con Bureau Veritas Nexta, Tecno Piemonte e Tecno Lab, è risultata aggiudicataria della procedura di evidenza pubblica promossa da Autostrade per l’Italia per l’affidamento delle attività di sorveglianza di oltre 1900 opere d’arte tra gallerie, viadotti e cavalcavia della rete autostradale. Questo incarico segue le verifiche già effettuate dalla società su oltre 1000 opere in tutta Italia nell’ultimo anno. Il raggruppamento opererà in piena sinergia con la nuova piattaforma digitale per il monitoraggio in tempo reale di ponti e viadotti che ASPI sta sviluppando insieme a IBM. La sperimentazione partirà su tre viadotti – il Bisagno in Liguria e il “Romano” e il “Corvi” sulla A16 in Puglia – con l’obiettivo di coprire tutte le opere d’arte della rete entro la fine del 2020. La speranza è che all’attività di sorveglianza consegui immediatamente una nuova attività di manutenzione per sanare una situazione a dir poco preoccupante.

FONTE: LO STRUSCIO.CLOUD



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