Questa notte, a Foggia ed in altre 15 province del territorio nazionale, investigatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, nell’ambito della maxi operazione antimafia convenzionalmente denominata “Decimabis”, hanno eseguito congiuntamente un provvedimento cautelare – emesso dal Tribunale di Bari su richiesta di un pool di magistrati della Procura Nazionale Antimafia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia – nei confronti di 40 indagati, ritenuti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa società foggiana e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, usura, turbativa d’asta e traffico di sostanze stupefacenti, tutti aggravati
dal metodo mafioso.

Si tratta dell’operazione antimafia più importante eseguita nel capoluogo pugliese nei confronti delle tre batterie “Moretti/Pellegrino/Lanza” – “Sinesi/Francavilla” e “Trisciuoglio/Tolonese/Prencipe”, operanti nel settore delle estorsioni ai danni dei commercianti ed imprenditori locali. Quest’ultima operazione è la prosecuzione della precedente operazione contro la criminalità mafiosa foggiana del 2018, denominata “Decima Azione”. Gli esiti dell’operazione sono stati presentati in conferenza stampa, alla presenza anche del Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho.

L’indagine ha permesso di appurare che la criminalità organizzata stesse cambiando pelle, nel tentativo di federare tutte le batterie di Capitanata. Anche alla luce di difficoltà nel reperire risorse. “I membri delle batterie mafiose si erano anche tagliati lo stipendio” – ha sottolineato ha affermato il Procuratore, Giuseppe Gatti.  Particolarmente importanti sono risultate le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, originariamente intranei alla Società Foggiana, i quali, con i propri contributi dichiarativi, reciprocamente convergenti, hanno ulteriormente rafforzato l’impianto accusatorio raccolto dagli inquirenti, consentendo, nello specifico, di acquisire significativi elementi  di prova in ordine alle dinamiche interne ed agli interessi criminali del predetto sodalizio mafioso. Le indagini hanno permesso di disvelare la capillare, pervasiva pressione estorsiva esercitata dalla Società foggiana sul tessuto economico della città: dal mercato settimanale cittadino al settore edilizio, dalle imprese di servizi funebri, alle sale scommesse ed alle aziende attive nel movimento terra, dall’agroalimentare alle corse ippiche: non vi è ambito economico che la mafia foggiana abbia risparmiato nella sottoposizione al racket estorsivo.

Allarmanti anche i tentativi di infiltrazione e condizionamento nel settore delle aste pubbliche, dei servizi di vigilanza e nella pubblica amministrazione nonché i rapporti e le interlocuzioni attivati con esponenti importanti del mondo imprenditoriale locale sottoposti all’assoggettamento mafioso. Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l’impegno e la determinazione della “Squadra Stato” nell’attività di contrasto e di repressione della criminalità organizzata foggiana: un forte segnale di fiducia e di speranza che punta a risvegliare la coscienza sociale di una comunità cittadina rimasta per troppo tempo vittima e prigioniera di una asfissiante e tentacolare oppressione mafiosa.



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