Mai così tanti pugliesi in difficoltà a Pasqua per colpa dell’emergenza Covid che ha fatto salire a oltre 210.000 le persone in povertà assoluta in Puglia, dove sono alti gli indici di disuguaglianza con il valore medio tra i più alti d’Italia (6,2%) e il record negativo dall’inizio del secolo. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia su dati Istat, divulgata in occasione dell’importante operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano presentata in Puglia dal presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia ed il direttore regionale, Pietro Piccioni, agli assessori regionali all’Agricoltura Donato Pentassuglia, alla Sanità Pierluigi Lopalco, Rosa Barone al Welfare e Politiche di Benessere Sociale e al presidente della IV Commissione consiliare alle Attività Produttive, Francesco Paolicelli.

L’iniziativa promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica con la partecipazione delle più rilevanti realtà economiche e sociali del Paese ha visto la spedizione del primo carico di aiuti alimentari con oltre 1000 pacchi dal piazzale antistante il Consiglio regionale della Puglia “A sostegno di chi ha più bisogno” con l’obiettivo di dare un segno per chi ha bisogno ma anche una sollecitazione a tutti coloro che possono, perché facciano altrettanto. Decine di mezzi sono stati organizzati per le consegne in Puglia per procedere poi alla distribuzione a nuclei familiari in stato di bisogno individuati da Coldiretti/Campagna Amica insieme ai servizi sociali dei comuni e alle parrocchie. Ogni famiglia è destinataria di un pacco di oltre 50 chili con prodotti 100% Made in Italy come – spiega Coldiretti Puglia – pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino. La consegna è avvenuta anche in favore delle famiglie bisognose di Orta Nova. Giuseppe Gentile, ai microfoni de Il Megafono, ha ringraziato quanti hanno consentito la buona riuscita di questa iniziativa.

“Coldiretti ha voluto dare un segno tangibile della solidarietà della filiera agroalimentare italiana verso le fasce più deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche, con obiettivo è far sì che questa esperienza diventi un impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana dei pugliesi”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. Un’operazione che – afferma Coldiretti – vuole essere un segnale di speranza per il Paese e per tutti coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid. Ma anche evidenziare le grandi eccellenze del Paese che hanno contribuito a fare grande il Made in Italy in Italia e all’estero e rappresentano un risorsa determinante da cui ripartire. Un sistema dove lavorano oltre 180mila pugliesi che – precisa la Coldiretti Puglia – continuano a operare nella filiera alimentare, dalle campagne alle industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione. L’approvvigionamento alimentare – sottolinea la Coldiretti regionale – è assicurato in Puglia grazie al lavoro di 100mila aziende agricole e stalle, 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica che non hanno mai dimenticato la solidarietà.

L’emergenza Covid ha impoverito più di una famiglia su quattro (28,8%) che ha dichiarato nel 2020 un peggioramento della situazione economica rispetto all’anno precedente. La punta dell’iceberg delle difficoltà in cui si trova la Puglia è rappresentata – continua Coldiretti Puglia – da circa milione di persone a rischio povertà, con un’incidenza media pari al 30,4%. Si tratta del valore piu’ elevato degli ultimi quindici anni, dove fra i nuovi poveri sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid.



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