Con la sentenza emessa il 1 febbraio 2023 , il Consiglio di Stato ha accolto l’appello dell’Università di Foggia, difesa dal prof. avv. Enrico Follieri, di annullamento della sentenza del TAR Puglia, Bari, n. 464/2022 e di conseguente rigetto del ricorso mosso in primo grado dai proff.ri Matteo Alessandro Del Nobile, Diego Centonze, Amalia Conte e Carmen Palermo. Il contenzioso ha ad oggetto  una vicenda iniziata con la costituzione, nel 2020, del nuovo DAFNE – Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti, Risorse Naturali e Ingegneria. La sua formazione in seno all’Università di Foggia, in sostituzione del Dipartimento SAFE,  fu approvata con voto favorevole di 56 docenti su 60, ad eccezione dei proff.ri Del Nobile, Centonze, Conte e Palermo che non aderirono all’iniziativa.
Tuttavia, come si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, “gli stessi docenti, in data 12 novembre del 2020, decisero di presentare domanda per afferire al DAFNE. Con la deliberazione del Senato Accademico del 10 febbraio del 2021 –impugnata con il ricorso introduttivo del giudizio dinanzi al TAR – la domanda venne respinta. Il diniego è stato motivato con riferimento alla presenza di una situazione conflittuale venutasi a creare nel Dipartimento SAFE, addebitata proprio ai comportamenti asseritamente ostruzionistici e provocatori dei quattro appellati, e, dunque sulla necessità di garantire il diritto alla salute di tutti i dipendenti, docenti e personale amministrativo, sottoposti ad un grave stress lavorativo nel corso della pregressa esperienza”.

Nella motivazione della sentenza, si spiega anche che “Nell’atto di appello l’Università ha inteso ritornare, precisandola, su tale situazione. Ha all’uopo rappresentato che il nuovo Dipartimento DAFNE era composto sia da persone nei cui confronti gli appellati, quando lavoravano insieme nel SAFE, avevano presentato denunce penali, risultate poi infondate, sia da dipendenti amministrativi ai quali sempre gli appellanti avevano rivolto continue richieste di accesso documentale, accompagnate da prospettate responsabilità erariali. In una direttiva complementare, l’Università contesta anche che sussista una sostanziale sovrapponibilità fra le discipline re-inglobate nel DAFNE e quelle originariamente assegnate al SAFE. Altra circostanza di fatto dedotta nell’appello a supporto del diniego è l’osservazione che, nel precedente organo dipartimentale, la paura di essere oggetto di esposti e denunce aveva limitato la libertà di espressione dei componenti degli organi deliberativi, oltre tutto perché costretti ad astenersi, per evitare ipotizzabili conflitti di interesse (e successive denunce), tutte le volte in cui venivano in decisione questioni riguardanti gli stessi appellati”.

“L’Università” – si legge ancora nella sentenza – “ha ritenuto di adottare questo provvedimento, dopo aver preso atto del fallimento delle iniziative di conciliazione e di rasserenamento degli animi, come pure di una possibile ricollocazione dei medesimi appellati presso altri dipartimenti. Evidentemente, avendo in radice escluso di ricorrere, nel passato, a misure disciplinari e/o sanzionatorie, l’ente appellante è giunta alla conclusione di non avere alternative, per evitare il riproporsi delle problematiche avutesi in passato, che negare agli appellati l’ingresso nel nuovo dipartimento”.  Si tratta – fanno sapere dall’Università – di un risultato importante per l’Università di Foggia che ha dimostrato ancora una volta trasparenza e correttezza, sottolineando la volontà di favorire un sereno clima di crescita per l’intero Ateneo. La sentenza pone definitivamente fine ad una questione che aveva macchiato, ingiustamente, l’immagine dell’Università di Foggia.

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