Di solito da quei pullman scendono dei pellegrini che vogliono far visita alla Madonna dell’Incoronata. Questa volta si tratta di una “visita”un po’ diversa. A giungere nel santuario del foggiano sono 6 cittadini di origini ucraine, ciechi ed ipovedenti, in fuga dalla guerra. Le loro storie sono particolari perché oltre a necessitare di vicinanza per il dramma che sta colpendo la loro terra, sono tutti soggetti fragili che già in patria erano inseriti in percorsi di assistenza. Una bella storia di umanità che ha congiunto lungo la linea della solidarietà la città di Leopoli, con quelle di Molfetta e Foggia.
Così come spiega don Ugo Rega, rettore della Basilica dell’Incoronata, questa storia di accoglienza prende le mosse dall’attività di coordinamento che sta promuovendo don Gino Samarelli, parroco della Cattedrale di Molfetta. É stato lui il tramite che ha consentito a questi sei cittadini ucraini di giungere nella borgata foggiana, per vivere un momento di pace e distensione dopo quello che hanno udito in patria. “Quando sono arrivati – racconta Don Ugo – sono stati accolti da un bellissimo cagnolone che è ormai la mascotte del nostro santuario. Dopodiché abbiamo messo a disposizione i locali della casa per ferie. I nostri volontari si stanno prodigando per tutto ciò che serve. Siamo stati affiancati anche dall’ASL di Foggia, per le attività di monitoraggio sanitario che andavano fatte e da un gruppo informale di ucraini residenti a Foggia”.
Ma l’accoglienza del Santuario dell’Incoronata non si ferma qui. Nei prossimi giorni arriveranno altri profughi di guerra. Si tratterà questa volta di donne e bambini che vengono dal confine con la Polonia, dove finiscono lungo i corridoi umanitari aperti nelle zone di guerra. Nel frattempo, domenica scorsa, la comunità religiosa ha conosciuto ufficialmente i nuovi ospiti del santuario, con la presentazione ufficiale che è avvenuta durante la messa. Continuano i contatti con la sezione di Foggia dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e con tanti altri volontari per agevolare l’inserimento dei ragazzi già arrivati. Allo studio ci sono dei corsi per far apprendere loro la lingua italiana e per permettergli di continuare l’attività professionale che svolgevano in Ucraina.