Alla Puglia spetterebbero dal Pnrr altri tre miliardi e mezzo di euro da investire nel settore delle costruzioni. È quanto emerge dal nuovo studio condotto dal data analyst Davide Stasi, in merito agli investimenti e all’occupazione generati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza nel comparto edile. L’analisi prevede che gli interventi siano effettuati nei tempi prestabiliti ed in base alle risorse già assegnate, comprese anche quelle del Pnc, ovvero il Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. In particolare, al 31 dicembre scorso, risultavano già assegnati 126,5 miliardi di euro (di cui 110 miliardi del Pnrr rispetto alla dotazione totale di 191,5 miliardi e altri 16,5 miliardi del Pnc rispetto ai 30,6 totali, per complessivi 222,1 miliardi). Di questi, si stima che 77 miliardi siano riconducibili al settore delle costruzioni.
Le risorse ancora da attribuire a nuovi progetti ammontano a 44,4 miliardi ed è su queste che ci si concentrerà «poiché l’obiettivo di questa analisi – spiega Stasi – è quello di quantificare ciò che può e deve generare ancora il Pnrr, escludendo i fondi già destinati a progetti in corso o già previsti. Circa la metà di questo importo si concentra in cinque regioni: Campania (5.214 milioni di euro), Sicilia (4.505 milioni), Lombardia (4.432 milioni), Lazio (3.625 milioni) e Puglia a cui dovrebbero ancora assegnare 3.543 milioni di euro, di cui la metà si dovrebbe spendere nel biennio 2025-2026, questo almeno secondo quanto contenuto nei documenti ufficiali di assegnazione dei fondi».
Tale importo, infatti, è stato ripartito così: 40 milioni di euro nel 2021; 354 milioni nel 2022; 558 milioni entro quest’anno; 793 milioni per l’anno prossimo; 933 milioni nel 2025; 866 milioni nel 2026, per un totale di 3.543 milioni. «Bisogna sottolineare – aggiunge Stasi – che le risorse assegnate genereranno anche un valore aggiunto determinato sia dagli effetti diretti sia da quelli indiretti (questi ultimi in rapporto a quanto ritorna all’edilizia attraverso legami di approvvigionamento e di fornitura con gli altri comparti). Rispetto al valore aggiunto, gli investimenti dovrebbero impattare di più soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, in quanto nel Sud è presente un ampio bacino di forza lavoro inutilizzata, tra disoccupati o inattivi».
Se guardiamo alla categoria degli interventi, oltre la metà delle somme stanziate sarebbe destinata al comparto dei «lavori di costruzione specializzati»: 1.791 milioni di euro, pari al 51 per cento del totale. Alle «opere di ingegneria civile» verrebbero attribuiti 1.437 milioni di euro, pari al 40 per cento delle risorse, mentre alla «costruzione di edifici residenziali e non» altri 315 milioni di euro, pari al 9 per cento. Anche a livello nazionale, la maggior parte delle risorse è riservata ai «lavori di costruzione specializzati» (24.024,5 milioni di euro, pari al 55,3 per cento del totale), seguiti dalle «opere di ingegneria civile» (15.937,9 milioni di euro, pari al 36,7 per cento del totale) e quella della «costruzione di edifici residenziali e non» (3.508,6 milioni di euro, pari al 8,1 per cento).
«Il Pnrr – prosegue Stasi – concordato con la Commissione europea e da completarsi entro il 2026 dovrebbe determinare anche un importante aumento degli occupati in numerosi settori, ma soprattutto nel comparto delle costruzioni, essendo il principale destinatario dei fondi, tra edilizia ed ingegneria specializzata. Va ricordato che il comparto ha registrato una consistente crescita degli investimenti incentivati dalle agevolazioni fiscali per effettuare gli interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli immobili residenziali. L’obiettivo è quello di quantificare il numero di lavoratori necessari per poter garantire l’avanzamento del Pnrr e dunque il fabbisogno di manodopera nel settore delle costruzioni. In Puglia, si potrebbe dare lavoro a circa 6mila persone su base annua nel quadriennio 2023-2026. Si genererebbe il 10 per cento in più circa dell’occupazione nel settore rispetto al 2019 (60.900 addetti), in base a un recente rapporto della Banca d’Italia.
Si può sicuramente attendere un’accentuata richiesta di figure professionali tecniche con un elevato grado di specializzazione, oltre al ricorso alla manodopera proveniente da fuori regione o dall’estero, fenomeno più diffuso nelle costruzioni che nell’industria in senso stretto allorquando si renderà necessario fronteggiare i picchi di domanda. Ma l’incontro tra la potenziale domanda e la potenziale offerta potrebbe risultare più difficile laddove quest’ultima è da più tempo inoccupata o priva delle abilità specialistiche richieste».