La città di Manfredonia ha vissuto momenti di riflessione e ricordo nella Giornata dedicata alla Memoria. Le manifestazioni hanno preso inizio all’ex Campo di Concentramento in Via Giuseppe di Vittorio, un luogo carico di memoria storica dove transitarono in tutto 519 internati e che per lungo tempo è rimasto nel silenzio. Qui, è stata deposta una corona di alloro in segno di memoria.
L’evento è stato arricchito da letture e musiche eseguite dagli studenti delle scuole di Manfredonia Istituto Comprensivo “Ungaretti-Madre Teresa di Calcutta”, Istituto Comprensivo “Don Milani- Maiorano” e Istituto Tecnico Economico “Toniolo” Manfredonia, che hanno dato voce alle storie e alle emozioni del passato, rendendo il momento ancora più intenso e toccante.
La commemorazione è proseguita all’Auditorium Comunale ‘Cristanziano Serricchio’, dove si è svolto l’evento intitolato “Per non dimenticare – Manfredonia testimone di storia: memorie dal passato”, che ha visto gli interventi di esperti e storici come Michele Galante, Antonio Tomaiuoli, Teresa Maria Rauzino e Paolo Cascavilla, con la moderazione dell’Assessora Maria Teresa Valente, che ha fortemente voluto questa iniziativa e se ne è fatta promotrice.
Teresa Rauzino ha raccontato alcuni aspetti dell’ex campo di concentramento di Manfredonia, recuperati da Viviano Iazzetti. “Il campo di concentramento di Manfredonia era recintato. Nei manuali di storia i lager nazionali non sono quasi mai menzionati, ma i ricercatori di storia hanno permesso di scoprire che furono una quarantina quelli aperti nel Paese. Il mattatoio di Manfredonia poteva ospitare fino a 300 posti, fu requisito e ristrutturato per renderlo un campo di concentramento. Ci fu anche qualche fuga ma c’erano molte restrizioni e censure. I reclusi non potevano leggere libri se non per autorizzazioni. A fornirglieli, però, fu il Vescovo Cesarano. Era possibile fare una doccia ogni 10 giorni, a turno. E due medici di Manfredonia prestavano servizio ogni mese mentre un cappellano officiava la messa la domenica”.
Antonio Tomaiuoli ha parlato della figura di Mons. Andrea Cesarano durante la Seconda Guerra Mondiale a Manfredonia: “Dopo la firma dell’armistizio nel 1943, Manfredonia conquistò una grande importanza per la presenza del porto, e Mons. Cesarano ebbe un ruolo fondamentale per la comunità. Distribuiva i viveri, salvò il quadro della Madonna di Siponto dalla distruzione. Con il suo popolo ha vissuto e creato la storia, e l’assenza delle autorità politiche e civili all’epoca lo aveva sovraccaricato di responsabilità”.
Per Paolo Cascavilla “nel dopoguerra la dimenticanza era quasi una necessità. Il celebre testo di Primo Levi non fu di memoria, ma ragionava in maniera antropologica sulla memoria. La memoria è complicata, ancora oggi si discute su come farla. Il mondo ebraico sta vivendo un dramma: la fine dei testimoni. Perché la memoria senza la storia non serve”. Matteo Borgia ha passato in rassegna alcuni aspetti peculiari e storici dei campi di sterminio con foto storiche come quella scattata su Auschiwtz il 9 aprile 1944 da alcuni ricognitori sudafricani in una missione partita da San Severo, e un focus su quello di Manfredonia dove transitarono in tutto 519 internati: “La Shoah non riguarda solo il popolo ebraico ma è un crimine contro l’umanità intera. E questo giorno ci ricorda che quello che è successo non deve accadere mai più. La ‘pulizia etnica’ purtroppo non è una prerogativa del nazismo ma è alla base dei conflitti ancora in corso”.
Secondo Michele Galante “i testimoni di questa tragedia tra qualche anno finiranno, e questo pone a noi un problema affinché si faccia una battaglia contro il negazionismo. Importante è allora il lavoro dei docenti nelle scuole. La vicenda della seconda guerra mondiale fa rimanere di sasso. La
Shoah è un abominio, e noi con questa iniziativa vogliamo anche ricordare i militari italiani che in quei campi trovarono la morte, combattendo una seconda Resistenza senza armi”.
Durante l’evento, la sezione ANPI di Manfredonia ha proiettato immagini e documenti storici, offrendo uno spaccato prezioso della storia locale legata agli eventi della Seconda Guerra Mondiale.
“Non si può dimenticare perché anche oggi c’è gente che paga con la vita il fatto di essere di un colore di pelle e nazionalità diversi. Il nostro compito di Amministratori è quello di fare di questo un momento importante per il futuro. Accanto alla memoria c’è bisogno dell’impegno civile di tutti. L’umanità deve essere riscoperta e difesa mettendo sempre al centro l’uomo”, ha affermato il sindaco di Manfredonia Domenico La Marca.
Così invece l’Assessora a Cultura e Welfare, Maria Teresa Valente: “Manfredonia, con la sua storia e i suoi luoghi simbolici, può essere custode di un messaggio universale: mai dimenticare, mai ripetere. Ricordare è un atto di responsabilità verso chi ha sofferto e verso chi verrà dopo di noi”.
Il Prefetto di Foggia Paolo Giovanni Grieco ha sottolineato come “bisogna conservare i luoghi perché la memoria non deve perdere gli strumenti che ricordano quel periodo. La memoria sia per noi un insegnamento per imparare e regola di comportamento per il futuro”.
Padre Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ha messo in luce come “la grande partecipazione della comunità di Manfredonia è un segno incoraggiante per rendere questi momenti ancora più importanti per il futuro”.