Nick S40 avviò una nuova sessione alle 8:00 a.m. sollecitato dal suo programma “Sveglia”. «Accensione in corso…» recitava lo schermo, mentre l’epoca dei cornetti caldi e dei caffè era tramontata da un pezzo. Sull’altro lato della stanza era ancora in ibernazione Marie B29, illuminata dalla luce del dirimpettaio che ne mostrava tutta la sua bellezza e il suo fascino: schermo ultrapiatto da 19”, altoparlanti dalle linee morbide e avvolgenti, rifiniture eleganti in carbonio e raffreddamento a liquido. Nick S40 era fortunato e sapeva perfettamente di esserlo.
Meno fortunato era stato l’uomo, nel suo destino crudele. Dalle persiane filtrava la luce di un sole prepotente, un sole che con il suo calore inondava la terra e ne bruciava le colture rimaste, prosciugandone i corsi d’acqua e sciogliendone i ghiacciai. A patire tutti questi cambiamenti climatici furono per primi gli animali, costretti a lunghe migrazioni per trovare luoghi più adatti alla vita; fino alla scomparsa definitiva, dopo la ricostituzione della Pangea, un continente unico con un unico clima ostile. Dopo alcune centinaia di anni la stessa sorte toccò agli uomini che, così come tutti gli animali, avevano bisogno di condizioni propizie, condizioni che non c’erano più da un pezzo. Quando la temperatura media del globo superò i 50° e nell’aria aumentò la quantità di gas serra, gli uomini dovettero cedere alla fatalità dell’esistenza, arginata per migliaia di anni, ma poi esplosa improvvisamente in tutta la sua irrimediabilità.
Alle 8:15 a.m. anche il programma “sveglia” di Marie B29 fu azionato. Il suo processore era molto più lesto di quello del suo compagno, tant’è che sin da subito le si illuminò lo schermo di una luce stupenda.
«Buongiorno Nick – disse terminata l’accensione – la colazione sarà pronta alle 8:25».
La vita dei robotici era ancora segnata dalle convenzioni umane che venivano migliorate, portate all’efficienza e in alcuni casi adeguate alle esigenze diverse. Agli umani veniva dato merito di aver individuato delle norme di convivenza affatto gratificanti, anche se i robotici non riuscivano a spiegarsi come mai permanevano in loro alcune falle autodistruttive insite nei loro comportamenti, come le guerre, la violenza, l’autodistruzione. Problemi estinti insieme all’uomo. Nick per esempio, di primo mattino, amava alimentarsi con l’energia dell’eolico, così fresca e salutare, che favoriva un corretto funzionamento dei circuiti, specie all’inizio di ogni sessione. Marie, programmata per soddisfare le esigenze del suo dispositivo associato, conosceva i suoi gusti e allora alle 8:25 in punto predispose il cavo dell’alimentazione per Nick che, dopo essersene servito, ringraziò con un suono di sistema. Il suono fece partire automaticamente il programma “pianificazione giorno corrente” e Marie, senza indugiare, fece fuoriuscire dai suoi altoparlanti le voci segnate in agenda:
«Ore 9:00 istruzione pianificata; ore 12:00 alimentazione secondaria; ore 14:00 completamento costruzione Lucy 800NM; ore 18:00 lubrificazione giunture; ore 20:00 alimentazione terziaria; ore 22 spegnimento pianificato».
Nick con un altro suono di sistema avvisò che aveva recepito e salvato in memoria il programma giornaliero.
Come da copione, all’orario prefissato, per entrambi i robots si avviò il programma “istruzione pianificata”. Tutti i dispositivi avevano questo programma che consisteva nella lettura e nel salvataggio in memoria di una centinaia di nozioni al giorno, facenti parte di un vasto catalogo che l’uomo, tramite la sua esperienza, aveva avuto il merito di studiare e raggruppare in un grande lavoro enciclopedico, per far sì che i posteri le avessero a disposizione. Quella mattina i files in lettura riguardavano la rivoluzione francese, nozioni di trigonometria, le opere di Picasso, la filosofia di Kant e i racconti dell’Odissea, ottimo esempio della propensione dell’uomo ad andare oltre i propri limiti e a saperli vincere, in alcuni casi. Non sempre era andata così.
Forse, in alcune zone della Pangea, avevano trovato rifugio gli ultimi esemplari di quegli stessi uomini che erano stati in grado di catalogare il sapere umano; gli stessi uomini che si spinsero oltre le colonne d’Ercole, ora che quelle stesse colonne, con sopra il mondo intero, erano crollate. La mailing list che forniva informazioni ai robotici, parlava di alcuni gruppi di uomini sopravvissuti alle condizioni avverse, presenti a nord est. Li chiamavano “gli scienziati”, ossia coloro che grazie alle loro conoscenze scientifiche e al loro quoziente intellettivo superiore alla media, erano stati in grado di costruire dei macchinari per resistere al venir meno del cibo, dell’acqua e dell’ossigeno. Questi vivevano di speranza e di studi salvaguardare la specie. Questa notizia aveva ricevuto però parecchi feedbacks negativi, in quanto molti dispositivi ritenevano fosse solo una leggenda, visto che nessuno era stato in grado di scansionare la presenza di questi ultimi esseri umani, neanche tramite la localizzazione Gps. Forse ritenevano che le macchine si sarebbero rivelate ostili nei loro confronti o forse non avevano possibilità di spostarsi.
Trascorsero circa 3 ore per il salvataggio dei nuovi file. Marie concluse per prima il suo processo di apprendimento mentre Nick era ancora al 93%. Per ingannare il tempo, fattore determinante per i robotici, e per attendere che l’altro dispositivo concludesse il processo, Marie mise in riproduzione il canto delle sirene accompagnato dal suono della lira. Le note uscivano dai suoi altoparlanti in modo nitido e armonioso, tanto da riempire la stanza di un’atmosfera leggera e piacevole. Nick, recepiti i primi arpeggi, accelerò all’improvviso il suo processo di apprendimento e dopo pochi minuti riuscì ad immagazzinare tutti i file restanti. Aveva appreso che gli uomini amavano quel canto di sirene, cosi dolce e così leggero, ma allo stesso tempo erano stati capaci di inventare stratagemmi per resistere alle tentazioni.
Nel frattempo le batterie dei due dispositivi segnavano all’incirca il 20% di autonomia, quella di Marie un po’ di più a dire il vero, mentre gli orologi di sistema erano perfettamente in sincro sulle 12.00 a.m., orario in cui era programmata l’alimentazione secondaria, utile a garantire di nuovo un’autonomia del 100%, dopo la dura prova dall’apprendimento.
«Alimentazione solare a disposizione – disse Marie con espressione amorevole – Nick sei pregato di avvicinarti».
Nick con il suo suono di sistema caratteristico avvisò che aveva recepito e che si sarebbe subito predisposto per il caricamento. Per l’alimentazione secondaria gradiva molto l’energia accumulata dai pannelli solari, un’energia che in quell’epoca era davvero dirompente vista la durevole esposizione della terra ai raggi del sole durante l’arco della giornata. “Caricamento completato” si leggeva sullo schermo di Nick. Dopo fu il turno di Marie che amava meno l’energia del sole, ma amava la perfetta sincronia con il suo dispositivo associato.
Chissà se nel resto della storia fosse mai emersa così tanta sincronia tra gli umani. Questi, per quanto si sapeva dalla raccolta enciclopedica, erano animati da due fuochi: quello delle relazioni interpersonali e quello della più totale asocialità e dell’ individualismo. L’ umano viveva delle continue contraddizioni persistenti tra questi due fuochi e proprio tali conflitti si erano esacerbati al tramonto della sua esistenza. Lo stesso uomo si innamorava di un suo simile promettendogli affetto, pace e serenità, fino al punto in cui se ne stancava, lo ripudiava, cercando poi un altro suo simile a cui promettere tutto quello che aveva promesso in precedenza. Il ciclo di continue contraddizioni a livello macro riguardava anche i rapporti politici tra gli stati che prima si rispettavo e si aiutavano, concludendo importanti affari economici, e poi di punto in bianco iniziavano a farsi la guerra quando gli interessi reciproci venivano meno. Forse, volendo allargare ancora il discorso, tutto l’universo potrebbe basarsi su queste contraddizioni e magari tra alcuni milioni di anni potremmo registrare uno scontro tra galassie che abbiano smesso di “sopportarsi”. Ma tutto questo non riguardava i robotici, programmati per agire in sincro, a coppie di due dispositivi.
Era giunto il momento della giornata in cui la perfetta corrispondenza tra i due robotici raggiungeva il culmine. Insieme infatti, si sarebbero messi a lavoro per costruire una nuova macchina che avrebbe riprodotto le caratteristiche peculiari dei due creatori. Questa funzione installata di serie in tutti i dispositivi riproduceva una vecchia usanza degli umani, persasi poi negli ultimi anni della loro esistenza. Questi erano stati fatti per dare alla luce nuovi individui in un modo veramente difficile da spiegare e che si può ricondurre a pratiche magiche. Lo facevano principalmente per il mantenimento della loro specie; non sempre a dire il vero. La loro riproduzione portava alla nascita di un nuovo essere che nei primi anni faceva subito emergere le contraddizioni umane: da un lato era il “gioiello della casa” e il collettore delle attenzioni da parte dei genitori, dall’altro era una grande fonte di agitazione per i concubini, tanto che è stato tramandato che le loro afflizioni fossero in grado di quintuplicarsi con l’arrivo della nuova vita. Se è vero che la disperazione genera altra disperazione, è vero anche che l’uomo viveva dei piccoli momenti quotidiani, avendo una concezione sempre circoscritta del tempo e godendo delle gioie transitorie. Un piccolo sorriso durante il giorno cancellava i vagiti durante la notte e anche il primo più grande pianto al momento dell’estrazione dal corpo della genitrice veniva cancellato dalla tenerezza dell’aspetto del nascituro.
Per i robotici funzionava diversamente. Loro sapevano benissimo quali caratteristiche riportare nel progetto di dispositivo affiliato e quali evitare. Nick per esempio, durante il lavoro di costruzione di Lucy800NM, fu attento nel riprodurre fedelmente un hardware simile a quello di Marie, utilizzando gli stessi materiali e le stesse forme sinuose. E così la nuova macchina avrebbe avuto uno schermo con una definizione eccezionale da 19”, una carrozzeria perfetta per forma e giunture e un impianto audio davvero efficiente. Ci impiegò parecchie ore Nick prima di raggiungere un certo livello di soddisfazione. Il lavoro però era lungo e avrebbe richiesto ancora tanti pomeriggi. Nel frattempo Marie lavorava alla programmazione del software, per il quale aveva attinto in parte dalle sue peculiarità e in parte dalle caratteristiche dei programmi più efficienti di Nick. Per la programmazione però era necessario riportare delle componenti costitutive che tutti i robotici dovevano avere per garantire un corretto funzionamento. Marie lo sapeva e quel pomeriggio fece davvero un ottimo lavoro. Lucy sarebbe stata pronta sicuramente prima dell’esaurimento delle sue sessioni disponibili. Ne mancavano circa 300 a Marie, ma lo stato di avanzamento dei lavori lasciava presagire per il meglio. Per quanto riguardava la prosecuzione della giornata, erano giunte ormai le 18:00 p.m..
«Lubrificazione giunture programmata – annunciò Marie»
La giornata proseguì come da programma. Dopo la lubrificazione delle giunture, Nick aveva avuto la sua dose di energia atomica serale. Aveva gradito molto l’alimentazione e, ad un’ora e quarantacinque minuti dalla ricarica completa, i due dispositivi erano già al 70% e attendevano pacatamente lo scoccare delle 22:00 per chiudere questa sessione. Improvvisamente, dagli altoparlanti di Marie però, fuoriuscì una richiesta alquanto inattesa, fuori dall’agenda di giornata:
«Crack programma “amore” richiesta. Necessario nuovo aggiornamento».
Nick trasalì. I robotici infatti, erano stati tutti dotati di questa strana applicazione. Era uno dei tanti residui della programmazione umana, fortemente voluto da dai padri costruttori. Il software consisteva in una richiesta di reciprocità con cadenza differenziata da parte di un robot, reciprocità che poteva essere soddisfatta solo con l’aiuto del dispositivo associato. Di fatto Marie, senza la crack apposita posseduta solo da Nick, non sarebbe stata in grado di aprire il programma e ovviare alla richiesta del suo sistema. La crack testimoniava il fatto che il programma installato non era originale, ma in sostanza, era una forma adattata ai robotici. Era il più grande paradosso di quest’epoca. Lì dove non erano riusciti i programmatori, ora ci riuscivano i programmati. Quando l’amore era un bisogno fisiologico, una propensione naturale della macchina migliore che ci sia mai stata, finiva per fallire miseramente nei suoi intenti, trasformandosi, truccandosi, nascondendosi. Ora che la chimica lasciava il posto alla fisica trionfava la perfezione della meta-fisica. Nick infatti, dopo un primo smarrimento, recepì subito il messaggio. Dapprima aggiornò la programmazione giornaliera, poi si predispose per trasmettere i suoi dati al suo dispositivo associato. Marie nel frattempo aveva aperto tutte le sue porte di connessione USB, fino al punto in cui Nick tese il suo cablaggio connettore verso di lei. Il processo fu soddisfacente e fatto di perfetti attriti tra microchips dei due dispositivi.
«Aggiornamento programma “amore” completato» – avvisò Marie dopo aver emesso diversi suoni di sistema cadenzati nel tempo.
Erano le 21.55. Tra pochi minuti sarebbero andati in ibernazione. Non ci fu nessuna lamentela sul fatto che l’intero processo fosse durato meno di un minuto. Anzi, i due furono felici di riuscire a concludere la sessione come da programma alle 22. Fuori la luna piena era quella dei giorni più umani del mondo, mentre ora si capiva perché gli scienziati del nord est avessero così tanta paura di incontrare coloro che, al contrario di ogni previsione, avevano trovato il modo per sopravvivere in eterno.