L’Amministrazione comunale di Orta Nova ha deciso di esporre dal Palazzo di Città uno striscione per rendere “omaggio” alla giornata dell’8 marzo. “Fiere di essere donne” è la scritta, accompagnata dall’immagine di una pin-up stesa su un tappeto di mimose. Questa è un’immagine profondamente intrisa di retorica machista, resa più pregnante dalla riproduzione grafica di un corpo femminile ammiccante utilizzato per veicolare il messaggio di una sessualità femminile in realtà maschile, perché frutto dell’immaginario maschile.
Se per alcune donne può risultare scontato essere fiere di essere e sentirsi tali, per molte altre questa fierezza viene meno: più in generale non c’è da esser fiere di come le Istituzioni e la politica provino in modo goffo ed incapace a declinare la loro agenda al femminile, dimostrando come non si abbia affatto il coraggio di “prendere il toro per le corna”. Ad ogni femminicidio si riprende a tessere una tela di pietismo e paternalismo, a dimostrazione del fatto che la politica ha delle solide basi maschiliste che fino ad ora nessuno ha provato a stravolgere o almeno a mettere in discussione in modo concreto.
Tra le varie grafiche per l’adesione alla piattaforma “Non una di Meno”, compaiono numerose donne, in svariate pose e con abiti più o meno lunghi, fotografie (seppur ironiche) di donne vere, immagini dove la sessualità e la corporeità sono mostrate in tutta la loro realtà, senza finzione o velature o schermi ottici maschili per rivendicare una cosa: del corpo delle donne, di come, quanto e a chi mostrarlo, decidono le donne stesse senza dover subire il timore di esser giudicate, di essere considerate inadeguate o di aver costruito una carriera o ottenuto un posto di lavoro perché scese a compromessi. In sostanza le donne sono e devono essere libere di scegliere come e a chi mostrare il proprio corpo, senza dover temere slut shaming, revenge porn e qualsiasi forma di discriminazione sessista legata all’aspetto o al peso o peggio, senza che venga utilizzato strumentalmente il modo di vestire o l’atteggiamento per giustificare gli stupratori.
Altro odioso cliché è quello che raffigura le femministe come “mascolinizzate”, e questo non solo è uno stereotipo del peggior tipo, ma sta ad indicare il retaggio secondo il quale le donne per potersi affermare devono per forza di cose rinunciare ad essere se stesse per appiattire la loro immagine al maschile rinunciando anche ad esaltare la propria differenza.
Siamo in una fase dove i diritti sono azzerati ed in virtù di questo bisogna ripartire dalle macerie in cui ci ritroviamo; nel dibattito pubblico devono essere centrali la disparità salariale, le dimissioni in bianco, l’imposizione unilaterale del lavoro domestico, l’imposizione della riproduzione. Ricordiamo che la violenza di genere ha molte forme che esulano da quella meramente fisica. E’ violenza di genere negare il diritto all’aborto, il contraccettivo di emergenza, inasprire la multa per le donne che ricorrono all’aborto clandestino (pena pecuniaria che va dai 5 mila ai 10 mila euro, così come dispone il d. lgs. 15 gennaio 2016 n. 8) senza garantire misure efficaci che siano in grado di contrastare il forte numero di medici obiettori.
Su quest’ultimo punto crediamo sia fondamentale aprire una discussione con movimenti e con le associazioni sulla proposta di legge regionale presentata da Sinistra Italiana – Puglia e denominata “Per garantire la concreta ed effettiva attuazione, sul territorio regionale pugliese, della legge 22 maggio 1978, n. 194”, dove tra gli obiettivi vi è appunto quello di garantire all’interno degli ospedali pubblici la presenza di personale medico sanitario che effettui l’interruzione volontaria di gravidanza (cd. IVG), in una Regione dove la presenza di medici obiettori è all’86,1%.
Anche per questo è necessario aderire allo sciopero “Non una di Meno” dell’8 Marzo: incrociamo le braccia e scendiamo in piazza per chiedere il diritto all’aborto libero, sicuro e gratuito, per l’applicazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza maschile sulle donne, per l’educazione alle differenze nelle scuole, per il rifiuto del linguaggio sessista e misogino.
Comunicato Stampa Sinistra Italiana Capitanata