Lo scorso luglio un 35enne foggiano fu massacrato di pugni, in via Gioberti, per aver occupato senza permesso la slot machine dove era solito tentare la fortuna un noto pregiudicato della zona. Questo è soltanto un episodio che racconta quanto i foggiani siano abitudinari barfly e dipendenti dal gioco d’azzardo, quanto siano schiavi di quelle slot machine che si trovano, quasi alla portata di tutti, in locali ricreativi e salette come ce ne sono a centinaia in tutta la Capitanata.
I numeri di questo fenomeno vanno crescendo in tutta Italia, a tal punto che, per misurarli in maniera quanto più empirica possibile, le testate giornalistiche del gruppo GEDI hanno commissionato un studio ad alcuni centri di data journalism che, in seguito, hanno dato vita a “L’Italia delle Slot”. Al contrario di quanto si possa pensare, il vizio del gioco d’azzardo aumenta con la disoccupazione e la crisi economica; un incudine e un martello in mezzo ai quali l’individuo si trova costretto a cercare la via di fuga apparentemente più semplice. Una vera e propria malattia (denominata “ludopatia”) che porta a spendere sempre più denaro in attesa di una vittoria che potrebbe anche non arrivare mai.
Questo dossier, dunque, basato su dati forniti dall’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane, serve per avere contezza del fenomeno e fare una fotografia del reddito pro capite investito nelle slot machine, con dati distinti Comune per Comune, provincia per provincia. Da un lato ci sono alcuni centri, soprattutto del nord Italia, che hanno adottato la politica del “no slot” impedendo, tramite determina di Giunta od ordinanza sindacale, l’installazione dei provider della dipendenza. Nel frattempo si aspetta ancora il via libera delle Regioni al decreto che riorganizzerebbe il settore dei giochi e che a questo punto è facile pensare che slitterà alla prossima Legislatura. I numeri di questo grande vortice di schiavitù del 21esimo secolo raccontano un’Italia molto diversa, dove spesso le slot sono alle mercé della criminalità. Se la Lombardia ottiene la maglia nera per soldi spesi a livello di Regione, Avellino risulta essere la peggiore provincia in questa speciale classifica. Siena, invece, è la provincia più virtuosa.
I dati rilevati riguardano due tipologie di macchinette: le VLT (Video lottery) che accettano anche banconote e quindi consentono giocate e vincite più alte; e le AWP (New Slot) che accettano solo monete e sono presenti anche in bar e tabaccherie. E la città di Foggia come sta messa? Secondo la ricerca in esame, il capoluogo dauno potrebbe contare su un’estensione demografica di 151.000 abitanti con un reddito pro capite di 17.300 euro. Su questo background vengono stimate delle giocate complessive di 62,30 milioni di euro, con una giocata pro capite di 410 euro all’anno. In pratica ogni foggiano, facendo la media tra tutti gli abitanti, spenderebbe almeno 410 euro ogni 12 mesi per tentare di far combaciare i rulli. I dati diventano ancora più allarmanti se confrontati a quelli del 2015. Il fenomeno è nettamente in crescita con un + 5,7% per le giocate complessive e 23 euro di aumento sul reddito pro capite investito.
Numeri da capogiro che percorrono lo stesso drammatico trend di quelli registrati in provincia. Le situazioni più allarmanti sono state rilevate a Candela ed Orsara di Puglia che rispettivamente impegnano 792 euro e 763 euro pro capite, con 2,22 e 2,09 milioni di euro spesi su estensioni demografiche molto ridotte. Seguono a ruota i numeri di Lesina (686 euro pro capite), Peschici (589 euro pro capite), San Giovanni Rotondo (586 euro pro capite), Manfredonia (584 euro pro capite) e Orta Nova (525 euro pro capite). Numeri più cauti negli altri Reali Siti: Stornara (289 euro pro capite annui), Stornarella (367 euro pro capite annui), Carapelle (341 euro pro capite annui), Ordona (289 euro pro capite annui). Stupisce il dato di Cerignola che, al contrario di quanto si possa pensare visto l’ultimo pugno di ferro della Questura sulla salette, si attesta solo sui 280 euro pro capite annui e guadagna 4 su 5 “ciliegine” nella classifica dei Comuni virtuosi.L’unico Comune della provincia di Foggia dove non sono state registrate Video lottery o New slot in funzione è quello di Celle San Vito, mentre la percentuale più bassa di reddito pro capite impiegato in un anno è quella riconducibile al Comune di Castelluccio Valmaggiore (99,3 euro).
“Ogni famiglia pugliese spende in media 4000 euro l’anno per ‘giocare’ con cifre addirittura superiori in alcune province – spiegano in una nota congiunta gli otto consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle Puglia, Rosa Barone, Gianluca Bozzetti, Cristian Casili, Mario Conca, Grazia Di Bari, Marco Galante, Antonella Laricchia e Antonio Trevisi – per questo chiediamo al governo di adottare provvedimenti immediati e di discutere al più presto in Consiglio la proposta di legge per il contrasto al gioco patologico, rinviata da mesi. Il Movimento 5 Stelle – proseguono i pentastellati – da tempo sta cercando di arginare il fenomeno attraverso interventi ad ogni livello istituzionale, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, ma spesso le nostre azioni vengono ignorate dai governi regionali come sta accadendo qui in Puglia, dove tra l’altro, abbiamo una legge regionale che purtroppo non viene assolutamente rispettata”.
Oltre alla legge regionale, c’è anche una Sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione alla Regione Puglia sul divieto di installazione delle slot vicino ai luoghi sensibili, come scuole, chiese e impianti sportivi. Ma tutto questo spesso rimane lettera morta, nella speranza che il settore possa avere finalmente una normativa armonica a livello statale.
francesco è un bellissimo articolo però………………