Che energie nuove sta portando la campagna elettorale per le politiche del 4 marzo? Poche o nessuna, considerando la quasi pressochè totale riproposizione della vecchia nomenclatura dei partiti, con l’eterno ritorno degli Angelo Cera e Lucio Tarquinio, con gli uscenti Bordo e Mongiello nuovamente saldi nelle loro posizioni. Del resto è difficile inventarsi o stabilire rapporti con pezzi della società se come partiti non lo si è fatto prima.
Come è possibile rinnovare l’offerta politica dall’oggi al domani? L’esempio più emblematico è il ragionamento che sta interessando il collegio camerale Foggia – Gargano, che di fatto appare già attribuito al centrodestra, tanto che le indiscrezioni degli scorsi giorni parlavano di un Pd propenso ad una mera testimonianza, affidata ad una donna. I rumors sono stati smentiti a l’Attacco dalle dirette interessate: lo hanno fatto nettamente sia l’avvocato e dirigente piddina Patrizia Lusi, presidente dell’ASP Zaccagnino di Sannicandro, fedelissima del governatore pugliese Michele Emiliano, sia Karine Bizimana, ex dipendente del Gruppo Salatto oggi consulente della Regione Puglia per le politiche migratorie, sia la trentenne legale foggiana Valentina Lucianetti. In realtà pare che a “sacrificarsi” per lo schieramento perdente sarà Colomba Mongiello, che però chiede di essere al secondo posto alla Camera dietro Michele Bordo per garantirsi l’elezione.
“Che non ci sia una proposta politica rinnovata è fuor di dubbio. Il 29 gennaio, che grazie al cielo è finalmente arrivato, leggeremo a quanto pare sempre i soliti nomi, si vedrà che le candidature non hanno nulla di nuovo rispetto al passato”, commenta a l’Attacco l’avvocato ed ex sindaco ortese Iaia Calvio, reduce dalla durissima campagna congressuale contro Lia Azzarone. “Sia chiaro: il rinnovamento io lo intendo come capacità di un partito di mettere a valore chi al suo interno ha dimostrato numeri e stoffa per fare politica, chi ne rappresenta non solo la bella faccia ma anche la piena sostanza. Il balletto dei soliti nomi restituisce uno spaccato per me abbastanza triste e preoccupante della vita politica locale. Ricordo quando 11 anni fa, alla nascita del Pd, c’erano tante belle menti e competenze che decisero di investire tempo ed energia in quel progetto. Dove sono finite quelle persone? Si sono allontanate: alcune amareggiate, altre disilluse. Per un certo verso sono state usate come specchietto per le allodole. Non si spiega altrimenti per quale ragione da 20 anni la politica in provincia di Foggia si svolga ancora e sempre tra le solite persone. Ciò dimostra”, continua Calvio, “che in Capitanata i padri nobili non sono stati capaci di coltivare quell’alveo di giovani talenti ed energie che erano pronte a spendersi. Peraltro, si stanno affannando per cercare donne da candidare: tutti si riempiono la bocca con la parità di genere, ma alla resa dei conti le donne dove sono? Quelle che accettano di farlo fanno le belle statuine, quelle che invece hanno spirito critico sono vissute come rompiballe. E il risultato è che questa provincia è ferma”.
Iaia Calvio ribadisce anche il suo pensiero sui parlamentari uscenti. “I parlamentari sono totalmente scollegati dai territori, chiusi nelle loro stanze misurano col proprio ombelico la bontà della propria azione politica. Dopo 12-14 anni da parlamentari senza mai misurarsi col consenso, ma sempre nominati a causa del Porcellum, è arrivato il momento che questa gente si misuri col consenso. Per me è scontato che debba essere il parlamentare uscente ad andare a conquistarsi il collegio uninominale, che del resto ha risorse politiche, elettorali ed economiche per fare campagna elettorale nei collegi. L’ultima persona cui avrebbero dovuto chiederlo sono io. Peraltro, dopo un congresso improntato a tutto tranne che al rispetto mi fa specie ricevere telefonate dalla segretaria provinciale in cui mi si dice ‘sei un valore per questo partito’. Per l’uninominale ci sono i parlamentari uscenti, creiamo invece le condizioni per investire in gente diversa, in nuova linfa. Il capitale umano si mette a valore, non si manda al massacro”.
L’ultima riflessione è per il segretario ed ex premier: “Matteo Renzi parla di elettori responsabili. Io da elettrice responsabile rispondo a Renzi: metteteci nelle condizioni di essere responsabili. Il suo grande errore, ripeto, è stato lasciarci col cerino in mano rispetto ai potentati locali, il rinnovamento è mancato, è mancata la creazione delle condizioni che potessero favorirlo”.
ARTICOLO ESTRATTO DAL QUOTIDIANO L’ATTACCO
A FIRMA DI LUCIA PIEMONTESE