Piange Foggia nella classifica dell’indagine 2018 sulla vivibilità delle province italiane, giunta alla 29° edizione. Il capoluogo dauno, infatti, è seguito soltanto da Vibo Valentia, collocandosi al penultimo posto. Furti, rapine e casi di cronaca hanno inciso parecchio sulla graduatoria, resa più “dolce” soltanto dal settore cultura e spettacoli, dove la Capitanata mostra una ripresa, frutto delle innumerevoli proposte messe in campo negli ultimi tempi. Il rapporto prende in considerazione sei indicatori, in cui la provincia di Foggia non brilla: Ricchezza e Consumi (91simo posto), Affari e Lavoro (102simo posto), Ambienti e Servizi (101simo posto), Demografia Famiglia e Integrazione (84simo posto), Giustizia Sicurezza e Reati (103simo posto). Foggia è superata in classifica da quella di Lecce (92esima), Brindisi (98esima) e Taranto (104esima) che fanno registrare rispettivamente un balzo di 12, 8 e 4 posti in classifica. In vetta alla classifica c’è Milano, sul podio anche Bolzano e Aosta, e appare sempre più evidente una spaccatura tra le città del Nord e quelle del Meridione.



Tuttavia, cresce la perplessità delle istituzioni su degli indicatori che a volte mostrano delle differenze (emerse ad esempio con la recente classifica di “Italia Oggi”). Così Landella: “Un risultato che non può non preoccupare, sebbene, come ho già detto in altre circostanze, queste rilevazioni non debbano mai esaltare o deprimere a seconda di quale sia il risultato”. I dati li definisce più che altro “spunti di riflessione, di cui bisogna tenere conto con attenzione, non di sentenze inappellabili”. Anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, nonostante in graduatoria migliori la propria città, non si fida: “Non voglio mettere in dubbio il valore di queste statistiche. Ma è ora di finirla di farne un uso distorto, per scopi elettorali e propagandistici. Anche quando ci premiano”.



Di diverso avviso il presidente della Provincia, Nicola Gatta: ““Un risultato deludente che indica senza mezzi termini che la qualità della vita in Capitanata è insufficiente. Certo essere penultimi a livello nazionale ed ultimi tra le province pugliesi è un dato che ci deve far riflettere. Non entrerò nel merito dei singoli indicatori, ma mi preme sottolineare con una valutazione generale, che da anni non riusciamo ad abbandonare le zone basse della graduatoria. Se vogliamo migliorare, dobbiamo far in modo che tutti gli attori istituzionali e non della Capitanata, remino dalla stessa parte. Bisogna saper intercettare con convinzione e continuità tutte le risorse economiche utili al territorio. Gli investimenti vanno ponderati per garantire una crescita duratura, implementando le nostre eccellenze, dall’agricoltura al turismo, dall’ industria all’artigianato, dalla cultura all’innovazione”.

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