A leggere le cronache politiche dell’ultimo anno sembra che il nostro paese sia finalmente libero dalla piaga virulenta delle mafie, che non è stata mai raccontata né affrontata come una vera priorità per garantire la sicurezza dei cittadini. Anzi non si è persa occasione per parlare d’altro, a partire dalla presunta emergenza migranti e dalla chiusura dei porti per fronteggiarla. Il fenomeno della criminalità organizzata è totalmente scomparso dall’agenda politica governativa. Nella Penisola intanto continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale che continua a fare super affari d’oro.
L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.
Nel complesso dei crimini ambientali lo smaltimento illegale di rifiuti speciali è il più pericoloso campo d’attività delle ecomafie e uno tra i business illegali più redditizio perché questi anziché essere trattati e gestiti secondo le norme, che ne assicurano lo smaltimento in regime di sicurezza ambientale e sanitaria, vengono nascosti a volte bruciati e così avvelenano l’aria, contaminano le falde acquifere, inquinano i fiumi e le coltivazioni agricole, minacciano la salute dei cittadini, contaminando con metalli pesanti, diossine e altre sostanze cancerogene i prodotti alimentari.
In questo racket, insieme alle mafie, agiscono i manager delle aziende, faccendieri, amministratori locali e tecnici senza scrupoli che insieme costituiscono una vera e propria associazione criminale, una Rifiuti Spa, che conta su pratiche collaudate di corruzione, frode ed evasione fiscale, attiva da nord a sud su tutto il territorio nazionale. I reati in questo campo possono avvenire in ogni fase del ciclo: produzione, trasporto e smaltimento. L’azienda può dichiarare il falso su quantità o tipologia di rifiuti da smaltire, la classica truffa del c.d. giro bolla che falsifica la classificazione del rifiuto nei documenti d’accompagnamento, per dirottare il carico o farlo sparire, oppure affidare l’operazione a imprese che lavorano sottocosto sapendo che utilizzeranno metodi illeciti.
I dati che raccontano come questo avviene sono raccolti da Legambiente nel report annuale dedicato alle illegalità ambientali, Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia , da cui emerge che nel ciclo illegale dei rifiuti, nel 2018 , Foggia è la seconda delle province dopo Napoli per numero di infrazioni accertate: ben 310; Per quanto riguarda l’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia è terza dietro la Campania e la Calabria e Foggia è sedicesima con 119 infrazioni accertate; per quanto riguarda la classifica regionale dell’illegalità contro la fauna sulla terraferma e a mare, Foggia è 22esima con 111 infrazioni accertate; mentre per quanto riguarda gli incendi dolosi, colposi e generici, la Puglia è terza con 223 infrazioni, ovvero l’11% del totale e la Capitanata è quinta con 71 infrazioni accertate.
Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale, Legambiente vuole dare il proprio contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione.
Le proposte di Legambiente
Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2018 ( ecoreati).
Legambiente chiede :
• che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti;
• che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini;
• di approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici;
• che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.
• che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile. Altrimenti rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini.
• Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.
Comunicato Stampa
Il Presidente
Legambiente Gaia Giuseppe Maccione