Sono i giorni in cui la Cina sta lentamente tornando alla normalità dopo aver superato la grande paura del COVID-19. Parallelamente in Italia si attende il picco dei contagi, con l’Europa tutta che ancora trema difronte ai dati in rapida ascesa. Capire come la città di Wuhan (pioniera della battaglia al Coronavirus con tutta la provincia di Hubei) abbia saputo superare il virus, ci consente di dare una speranza a quest’Italia sofferente e preoccupata che ancora non vede la luce in fondo al tunnel e non sa bene quando finalmente si potrà tornare alla vita ordinaria.
L’immagine iconica della Cina che torna alla normalità è quella che raffigura un bambino cinese che si abbassa la mascherina e mangia un gelato, sorridendo. Il cibo è un veicolo di aggregazione e testimone delle tradizioni di un popolo, un pretesto per stare insieme in situazioni che contraddistinguono la vita normale dell’uomo, la vita senza il divieto di assembramenti. Lo sa bene Laura Rizzo (28 anni), originaria di Orta Nova, dal 2016 trasferitasi a Chongqing, una municipalità nel sud-ovest della Cina abitata da oltre 36 milioni di persone. Qui Laura rappresenta l’anima di “ChinEAT”, un progetto fondato assieme ad un team internazionale guidato da un giovane pugliese adottato dalla Cina, Gianluca Luisi.
ChinEAT è una piattaforma per la promozione delle tradizioni culinarie della Cina nel mondo che si propone con un approccio conoscitivo e sgombro dai pregiudizi circolati anche in Italia negli ultimi mesi e che racconta al mondo storie, incontri e persone dietro la cucina. Davanti ad un caldo e delizioso Hot pot, piatto dalla lunga storia e dai sapori speziati e piccanti inconfondibili, Laura ci spiega come la “sua” Cina abbia superato la paura del Coronavirus e come abbia vissuto in prima persona questa esperienza a decine di migliaia di chilometri dalla sua famiglia.
“L’esplosione del Covid-19 in Cina ha coinciso con il Capodanno Cinese” – racconta Laura a Il Megafono – “un periodo in cui in tanti si riuniscono alle famiglie, raggiungono mete di vacanza e, in generale, l’unico periodo dell’anno in cui la Cina si prende una pausa dal lavoro. Mi trovo in una città in espansione e in continuo movimento, non molto lontana da Wuhan, epicentro del Covid-19. Quando l’emergenza è giunta anche qui c’è stata la corsa alle forniture di mascherine, anche qui è stato difficile trovarle perché le aziende si erano fermate in quel periodo. Poi tutto si è rimesso in moto e la Cina ha messo attivato un grande meccanismo di contenimento”.
Quando si sono accesi i riflettori su questa grande epidemia, il mondo ha ricevuto, in maniera rapida e spesso anche superficiale, le notizie riguardanti questa nuova e sconosciuta minaccia. Si è pensato che la questione riguardasse solo una parte contingentata dell’Asia non capendo che presto il virus si sarebbe propagato anche in altri paesi. Laura ha ricevuto la notizia dall’altro capo del mondo, dalla sua famiglia residente ad Orta Nova che da quel momento in poi non ha potuto nascondere delle legittime preoccupazioni. Eppure Laura ha deciso di rimanere in Cina, osservando minuziosamente le indicazioni delle autorità volte
al contenimento del virus.
“Ho deciso di non rientrare perché avevo paura che in aereo potessi essere contagiata” – racconta Laura, “avevo paura di portare il virus a casa dai miei cari. La mia casa in Cina mi sembrava il posto più sicuro per tutelarmi e per proteggere gli altri. Sono stata contentissima di non essermi spostata, avrei fatto la scemenza più grande. Da quel momento in poi, con il team internazionale di cui faccio parte ed attraverso l’organizzazione non governativa che abbiamo fondato, la World Chilli Alliance (Alleanza del Peperoncino), abbiamo lanciato un’iniziativa di solidarietà per sensibilizzare altri paesi a donare materiale sanitario alla Cina. Anche questo ha riempito di significato la mia permanenza qui”. Poi però è iniziata una seconda fase in cui è stata la Cina a sentire la necessità di aiutare gli altri Paesi, tra cui l’Italia, dove aumentavano i contagi. In questa fase Laura ha ribaltato il suo piano emotivo, a preoccuparsi a sua volta per i parenti e gli amici di Orta Nova. Ma il metodo tramite il quale la Cina si è cavata fuori dall’emergenza è una speranza per tutti, la stessa che Laura vuole inoltrare alla sua Italia sofferente, nella consapevolezza che i due paesi, a livello organizzativo e politico, non possano essere paragonati.
“Siamo due paesi diversi” – sottolinea Laura Rizzo “è impossibile mettere a confronto le misure messe in atto in Cina e quelle adottate poi dall’Italia. Qui siamo abituati a gestire situazioni di crisi in maniera restrittiva, l’unico modo per gestire una popolazione così grande. Per noi è stata una manna dal cielo perché mi sono sentita protetta. Anche qui ci sono stati degli errori di gestione però credo sia normale in situazioni inaspettate come queste. Abbiamo vissuto 50 giorni di quarantena, durante i quali la popolazione ha osservato l’isolamento e c’è stata una sorveglianza notevole, anche utilizzando degli strumenti tecnologici come i droni e le app di messaggistica (che qui già vengono utilizzate per fare quasi tutto)”.
Nella Cina in emergenza – come racconta Laura – vi era la possibilità di tracciare gli spostamenti di persone risultate positive al tampone, in modo da sapere quali zone e quali luoghi evitare. In tutto questo chiaramente c’è un discorso relativo alla privacy che viene meno se l’interesse collettivo è quello di tutelare la salute dei cittadini. La Cina che ha velocemente fatto e disfatto ospedali da campo è stata anche in grado di convertire aziende nel momento della grande emergenza, in un paese dove l’approccio impersonale e telematizzato sono già dei concetti acquisiti. Ora però la sfida si è spostata ad altre longitudini e Laura si sente di inviare un grande in bocca al lupo alla sua terra, raccontando come npotrebbe essere il “dopo”.
“E’ come se stessi vivendo un grande dejavù con le informazioni che mi arrivano dall’Italia” – racconta Laura. Quello che mi sento di dire è di non smettere di fare quello che state facendo, ovvero osservare le regole. Qui in Cina la situazione è migliorata, stanno riaprendo le aziende e i negozi. Sicuramente alcune attività sono state molto colpite dal Coronavirus e faranno un po’ di fatica a riprendersi. Purtroppo in Italia sarà lo stesso, ma sono sicura che la ripresa ci sarà e sarà importante. Sto notando che l’Italia sta affrontando questa prova con il sorriso, non scoraggiandosi e provando già ad immaginare il futuro. Sono sicura – conclude Laura – che questa sia la strada giusta per ricominciare quanto prima a fare grandi cose”.
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L’Italia si risollevera’. Torneremo a cantare per le strade, non dai balconi. Avremo imparato a volerci piu’ bene e quando potremo riabbracciarci lo faremo soffermandoci qualche secondo in piu’. FORZA Italiani! FORZA! Restate a casa ma preparatevi alla rinascita!
Un forte abbraccio.
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Un abbraccio.