La comunità di Ascoli Satriano celebra San Potito Martire, quest’anno senza i soliti festeggiamenti, venuti meno a causa delle restrizioni del Covid. La festa ascolana unisce grande devozione a racconti che si tramandano da molto tempo. Solitamente, nella serata di martedì 14 gennaio si tiene l’accensione del “ciuccio” di San Potito, in piazza Giovanni Paolo II, ma non tutti sanno da cosa nasce questa usanza.
Si tratta di una tradizione che prosegue da molto tempo e che ogni anno attira tanti curiosi dai paesi limitrofi. Al centro della piazza del Comune dei Grifoni viene sistemata una sagoma di ferro con le sembianze di un asino, il fantoccio ricorda un aneddoto su San Potito. La storia racconta che i resti mortali del santo furono trovati da un mercante di Tricarico (MT) di ritorno al suo paese, dopo una fiera svoltasi proprio ad Ascoli Satriano.
Così come riportano le fonti storiche dell’ANSPI – si narra che l’asino del mercante cadde morto proprio nel punto dove era seppellito San Potito. Il mercante scuoiò l’asino morto per recuperare la sua pelle, ma dopo essersi allontanato lasciando la carcassa del suo asino morto, sentì il raglio dell’asino e tornato indietro vide l’animale che si era ripreso. Da questo prodigio intese che in quel luogo – sul tratturo Palmo-Palazzo d’Ascoli-Foggia – poteva essere stato seppellito il santo. Dopo aver scavato a mani nude, infatti, scoprì le spoglie del santo e le riportò nel paese d’origine.
Ma da questo episodio è nata l’usanza del ciuccio che, durante la festa d’inverno di S. Potito ad Ascoli Satriano viene rivestito di fuochi d’artificio, in memoria dello stupore del mercante di Tricarico, città dove attualmente sono presenti la maggior parte delle reliquie di S. Potito. Questo momento, ogni anno, è accompagnato da concerti e grandi eventi nel centro dei Monti Dauni, eventi che – causa covid – quest’anno non si sono potuti tenere.