Per adesso si tratta soltanto di voci, ma tra i lavoratori inzia già a circolare una certa fibrillazione, in attesa di conferme o smentite ufficiali. Dopo l’ingresso della FIAT-FCA nella nuova spa, Stellantis, che contiene anche Peugeot, Citroen e Opel, si vociferano grandi movimenti e riorganizzazioni negli stabilimenti di tutta Italia. Tra questi vi è anche quello di Melfi (PZ) dove lavorano un gran numero di operai della provincia di Foggia, gli stessi operai che sono ormai in cassa integrazione da oltre 17 settimane consecutive e che ora vogliono vederci chiaro sul loro futuro.
Sia dalla Capitanata che dalla Basilicata si sono alzate le prime barricate verso dei provvedimenti che potrebbero cambiare definitivamente gli assetti di uno storico stabilimento produttivo. Risale alla settimana scorsa la nota congiunta dei sindacati del settore, con la quale si richiedeva un tavolo di confronto a Stellantis e al contempo si ribadiva la centralità del centro produttivo di Melfi. “Nelle prossime ore – si legge nella nota di FIM UILM FISMIC e UGLM – ci aspettiamo una convocazione con i vertici, ma se così non fosse saremo pronti a conquistarcela con azioni forti”. In seguito alla missiva sarebbe stato convocato un tavolo a Torino per la data del 15 aprile. Ma il processo di raffreddamento sembra dover perdurare almeno fino a pari dati. Su questo pesa chiaramente il fardello della pandemia che ha ingessato il mercato e, allo stesso tempo, il reperimento della componentistica proveniente dalla Cina. Per questi motivi, la fusione avvenuta soltanto lo scorso 16 gennaio sarebbe partita con il freno a mano tirato, in attesa di una riorganizzazione su ampia scala che ora preoccupa i siti tradizionali.
Anche la politica ha intercettato queste preoccupazioni. Lo scorso 17 marzo, l’onorevole foggiano del PD, Michele Bordo, ha chiesto rassicurazioni sul futuro dello stabilimento melfitano. “Sono comprensibili le preoccupazioni dei lavoratori in stato di agitazione dopo la decisione di FCA/Stellantis di avviare un’ulteriore richiesta di cassa integrazione per il periodo 12 aprile-2 maggio. I lavoratori stanno già oggi pagando un prezzo molto alto”. Lo stesso Bordo ha chiesto un intervento del Governo per verificare quali siano le problematiche a capo di queste scelte.
Presso lo stabilimento lavorano centinaia di persone sia della Basilicata che della provincia di Foggia, in modo particolare persone provenienti dai Comuni dei Monti Dauni (vicini anche geograficamente) e dai Cinque Reali Siti. Proprio da questi territori si è alzata la voce dei sindaci a difesa dello stabilimento e quindi a difesa dei rispettivi concittadini che vi lavorano. “Si apprendono notizie tutt’altro che positive riguardanti una della attività produttive più importanti di un territorio limitrofo, che proprio per la sua prossimità geografica, assorbe notevole forza lavoro dei comuni dei Monti Dauni e dei 5 reali siti, costituendo linfa vitale per un tessuto sociale non particolarmente dinamico dal punto di vista del mercato del lavoro”.
Questo è quanto hanno affermato in una nota congiunta i sindaci dei Comuni di Ascoli Satriano, Accadia, Anzano di Puglia, Bovino, Carapelle, Candela, Deliceto, Monteleone, Ordona. Orsara, Orta Nova, Rocchetta Sant’Antonio, Stornarella, Stornara e Troia. “Le cattive nuove giungono in seguito alla fusion dei gruppi PSA-FCA, avvenuta qualche mese fa e, nello specifico, attengono ad una presunta penalizzazione del sito di Melfi a seguito del definirsi di strategie industriali che non prevederebbero un’adeguata valorizzazione delle potenzialità di un polo industriale che è, nei fatti, un’avanguardia del territorio in termini di produttività e innovazione. Auspichiamo un tavolo interlocutorio tra Regione Basilicata, Puglia e Governo centrale che prenda a cuore le sorti del più grande stabilimento metalmeccanico italiano e delle tante comunità che gravitano, in termini di sostentamento economico, attorno ad esso, soprattutto in una contingenza, quale quella della pandemia, che già vede i nostri territori in pesante sofferenza”.