I ghetti della provincia di Foggia sono tali anche perché negli anni ha prevalso l’indifferenza. Un atteggiamento di disinteresse però non fa altro che alimentare una fiammella lungo quella miccia che prima o poi farà deflagrare una bomba sociale. Hanno deciso di non voltarsi dall’altra parte i volontari dell’ ANLAIDS Sezione Lombardia che, in questi giorni, in collaborazione con i Medici dell’Africa Cuamm e il Policlinico di Bari, per la campagna Get to Test, stanno effettuando degli screening gratuiti su base volontaria per reperire ed isolare infezioni di HIV e Covid-19 nell’ex pista di Borgo Mezzanone e nel ghetto di Rignano.
Queste sono soltanto due delle località dove vivono in condizioni di fatiscenza migliaia di braccianti stranieri che sono abbandonati al loro destino. Facile pensare come una eventuale infezione di malattie di questo tipo possa in poco tempo determinare un grande pericolo sociale. Le due organizzazioni di volontariato che in questi giorni stanno siglando un protocollo di intesa con l’ASL di Foggia sono intervenute in questi centri nevralgici per somministrare agli abitanti dei test salivari rapidi e, nel caso di riscontro positivo, affidare alle autorità sanitarie la cura dei casi.
“Tutte le volte che queste persone vedono avvicinarsi un camper di una ONG i loro occhi si riempiono di gioia” – afferma Carmine Falanga a Il Megafono. “Sono solitamente occhi tristi, di persone che vivono in condizioni terribili e che lavorano in condizioni di sfruttamento. Nonostante le grandi campagne mondiali sui temi dell’HIV e del Covid, molto spesso gli abitanti dei ghetti non sono consapevoli del pericolo. Per questo è importante fare prevenzione ed essere presenti”.
Le organizzazioni di volontariato hanno attivato questa campagna con risorse reperite attraverso l’8×1000 della Chiesa Valdese e risorse proprie. Oltre ad effettuare gli screening, il team di medici, infermieri e mediatori culturali, si occupa anche di creare un dialogo con la popolazione e cercare di capire le esigenze di chi vive nello sfruttamento e nella povertà. La lotta all’HIV si fa anche attraverso la prevenzione e infatti i volontari dispensano gratuitamente dei profilattici per proteggere dalla trasmissione delle malattia sessualmente trasmissibili. “In questi luoghi è necessario istaurare una nuova rete sociale che agisca in maniera strutturata e non episodica” – conclude Falanga. “Per questo motivo invitiamo quanti ne abbiamo voglia di unirsi a noi in qualità di volontari, la nostra missione è la missione di chi ama questo territorio”.