Su Herdonia la produzione letteraria non si è mai fermata. Almeno quella. Sul sito archeologico adiacente alla cittadina di Ordona, in provincia di Foggia, gli scavi sono fermi da oltre 20 anni, ma gli studi scientifici e accademici sono proseguiti, anche attraverso le moderne opportunità che offre la tecnologia.
Proprio questi ulteriori sviluppi vengono approfonditi dal volume “Ordona XIII – Dalla città fantasma alla città virtuale”, presentato nella serata odierna, presso il Museo Civico Herma di Ordona, alla presenza della sindaca Adalgisa La Torre, del senatore pentastellato Marco Pellegrini, dell’ex direttore degli scavi Giuliano Volpe, di Italo Maria Muntoni in rappresentanza della Sovrintendenza competente e di Giuliano De Felice che ha curato questa pubblicazione con Andrea Fratta. L’evento si inserisce all’interno della programmazione del “Viaggio nella storia” curato dall’ente gestore Mira Aps con Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese.
Il libro rappresenta un excursus su tutto il lavoro di scavo a partire dal 1962 fino ad arrivare ai rilievi recenti. Dalle prime scoperte del belga Joseph Mertens si è passato all’attuale lavoro di digitalizzazione degli archivi e di indagine geomagnetica sul sito che potrebbero essere preludio di novità. Oggi sul piatto ci sono circa 2,5 milioni di euro per cercare di dare una prima fruibilità ad un’area ancora tutta da conoscere, ma a causa di questa lunga impasse è risultato necessario il lavoro di divulgazione effettuato anche attraverso dei surrogati tecnologici. Da qui nasce l’esigenza di mostrare e approfondire l’Herdonia virtuale che oggi è una opportunità concreta anche dopo la presentazione del progetto “Herma Interactive” che ha reso più smart il museo civico locale.
“Purtroppo tante di quelle cose che vedevamo 30 anni fa oggi non sono più visibili” – è il commento amaro di Giuliano Volpe che ha ricordato gli anni trascorsi sul cantiere di Herdonia. Un cantiere che ha fatto scuola in tutto il sud Italia e che si è interrotto bruscamente nel 2000. Tante rilevanze archeologiche, una volta fatte emergere non sono state ricoperte e quindi molto di questo patrimonio è andato perduto a causa dell’esposizione alle intemperie. Ma la tecnologia dimostra che ci sono altri 20 ettari da scavare, una fitta rete di viabilità e di abitazioni che sono il vero cuore della città fantasma e oggi sono il punto da cui partire per rendere Herdonia una città… riapparsa.
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