Alla fine della partita hanno fatto festa tutti insieme, coinvolgendo tutte le squadre che hanno partecipato alla manifestazione sportiva. Perché il senso del “Torneo di calcetto per l’integrazione – Francesco Ginese” era quello di creare relazioni, favorire processi di socializzazione, dire con forza «no al razzismo» attraverso il pallone. Il calcio, lo stare insieme, le storie delle persone quindi, per promuovere la lotta al razzismo, coinvolgendo pubblico e partecipanti nell’incontro con l’altro, sensibilizzando il nostro territorio a contrastare e rifiutare ogni forma di odio e intolleranza e promuovere nella comunità uno spirito solidale e di apertura verso l’altro, per contribuire ad abbattere eventuali pregiudizi e razzismi. Il trofeo è stato sollevato al cielo dalla Comunità Educativa Giò, che nel triangolare finale ha avuto la meglio sulle formazioni Casa Sankara e Rete Oltre. L’iniziativa si è svolta in queste settimane sui campi dello Zeligh Sport Center (Via Lucera) in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale” che si celebra ogni anno il 21 marzo.
Ogni partita giocata è stata un’occasione per conoscersi, per saperne di più sull’altro, per imparare anche i nomi dei Paesi da cui provenivano i vari giocatori coinvolti. Il mondo raccolto sui campi di calcio, ognuno con la sua storia, i suoi sogni, la sua voglia di creare ponti di comunità. «Ė stato un momento bello perché attraverso le relazioni, la conoscenza e le semplici amicizie è possibile creare valori differenti rispetto a quelli che stiamo vivendo. Tutti coloro che si sono impegnati per far sì che in questa città si potesse utilizzare un linguaggio comune, senza differenze di colori, razze, religioni, oggi trova un passo avanti e di questo Francesco sarebbe contento, perché si possono compiere delle azioni mirate ad un reale momento di condivisione, che va dalla semplice partita a pallone allo scambio di esperienze, dalla costruzione di qualcosa di bello insieme, con tutti» dice Roberto Ginese, papà di Francesco e referente per la Casa di Accoglienza di Gesù e Maria e Associazione Gina.
«Noi vogliamo sensibilizzare la cittadinanza sul fatto che siamo diversi, ma uguali. C’è molta inclusione dei migranti nella città di Foggia e la convivenza deve essere pacifica ed iniziative come quella del torneo di calcetto sono un’occasione per creare momenti di incontro» aggiunge Imed Daas, mediatore interculturale di Medtraining. «Dire no al razzismo vuole dire sì alla convivenza delle persone, all’accoglienza, alla pace. Senza questi ingredienti non si può dire no al razzismo» ha detto Carmine Spagnuolo, presidente di Medtraining.
A scendere in campo in queste settimane sono state dodici squadre: Procura della Repubblica di Foggia, Mondo Nuovo, Oronero, Polizia Stradale, Casa di Accoglienza di Gesù e Maria, SAI Orsara e Comunità Educativa “Michele Panella”, Rete Oltre, Arci Foggia, Comunità Educativa Giò, San Giovanni di Dio, Casa Sankara, Associazione Gina. L’iniziativa è stata organizzata dalla rete informale di realtà impegnate nel campo dell’accoglienza e dell’immigrazione che coinvolge: Medtraining, Arci Comitato Provinciale di Foggia, Mondo Nuovo, Un Sorriso per tutti ed il consorzio di cooperative sociali Oltre / la rete di imprese.