Un disegno politico di thatcheriana memoria che ha sovvertito le convinzioni espresse, a più riprese, durante l’ultima campagna elettorale per le amministrative a Cerignola. L’apertura al privato messa in opera dal sindaco, Franco Metta, ormai non è più un mistero, anche se a giudicarne l’efficacia saranno i posteri, nelle loro sempre ardue sentenze. La novità però è quella che riguarda la deregulation prospettata sul settore dell’impiantistica di Sia, proprio da Metta, in qualità di presidente del Consorzio proprietario di Sia, durante l’ultima assemblea dei sindaci di Bacino. L’azienda di ritiro e smaltimento dei rifiuti starebbe pensando di dividere gli ambiti di gestione in due tronconi distinti e separati: da un lato la costruzione e la gestione dei siti di conferimento, da un altro il ritiro dei rifiuti e lo spazzamento. La discontinuità con il passato riguarderebbe l’assegnazione per procedura di evidenza pubblica, del primo settore – quello che in passato è stato il più redditizio – ai privati, alcuni dei quali hanno già manifestato il loro interesse.
Infatti, lo scorso 23 settembre, agli uffici della Sia è pervenuto un progetto per la costruzione del VI lotto della discarica Forcone-Cafiero, la cui saturazione ha imposto il conferimento presso la centrale di Grottaglie e quindi ulteriori oneri e mancati introiti per il servizio prestato a comuni terzi. La manifestazione di interesse, da realizzare attraverso lo strumento della finanza di progetto, è stata presentata da un’associazione temporanea di imprese che ha visto assumere il ruolo di capogruppo alla Agecos spa e i ruoli di mandanti alla Riccoboni spa e alla Sedir srl. Perlopiù marchi noti, sia in città che in provincia, la cui disponibilità economica servirebbe a far fronte ad un’impellenza inderogabile, in cambio della quale si rinuncerebbe ad una grossa fetta degli introiti futuri dell’azienda consorziata.
Ma la decisione non è opinabile soltanto nel merito, ma anche a riguardo dei profili delle aziende che si sono candidate alla gestione. Le opposizioni interne al consiglio comunale di Cerignola, negli scorsi giorni, ne hanno spiegato i motivi. Maggiori elementi vengono resi dalle cronache giudiziarie locali. Di Agecos spa, riconducibile al gruppo Bonassisa, si sa già tutto. Coinvolta in alcune indagini di ampia risonanza mediatica, l’azienda è tuttavia riuscita ad ottenere l’assoluzione in secondo grado per il processo “Black Hole” e la prescrizione in seguito a “Black River”, quando l’ampliamento di una discarica in sua gestione deviò addirittura il corso del fiume Cervaro. Più strettamente connessa a Metta è la Sedir srl, riconducibile all’imprenditore Gerardo Biancofiore, main sponsor dell’ultima campagna elettorale del sindaco cicognino, e – come ricorda il segretario locale del Partito Democratico, Tommaso Sgarro – “legato a filo doppio all’ex vescovo Monsignor Felice Di Molfetta”. Della Riccoboni srl di Parma, si sa un po’ meno, se non fosse per il grande volume d’affari amministrato in tutta Italia e per alcune indagini condotte dalla Procura di Genova a riguardo della gestione di un’altra discarica, quella di Cogoleto, piccolo centro della riviera ligure. “Le accuse sono a vario titolo, di turbativa d’asta, falso, abuso d’ufficio e reati in materia ambientale” – riporta un articolo apparso su Repubblica. “L’appalto vinto dalla ditta Riccoboni di Parma per la gestione della discarica di Molinetto di Cogoleto, sarebbe stato pilotato. Una gara d’appalto costruita a tavolino per permettere alla ditta, unica partecipante, di aggiudicarsi la gara”.
“Se questo disegno andrà in porto, i privati coinvolti metteranno le mani su un affare da circa 40 milioni di euro – spiega Tommaso Sgarro – tanto sono stimati gli introiti della nuova discarica. Quanto di quei soldi beneficerà la nostra comunità? Sostanzialmente nulla. Personalmente – riferisce a questa testata – non capisco il senso di questa operazione, anche a fronte degli addendum approvati dagli altri comuni, così come ci è stato detto. Andrebbe verificato se la Sia, prima di svendersi ai privati, abbia interpellato degli istituti di credito per richiedere dei finanziamenti per costruire il famoso VI lotto, per il quale l’azienda già disponeva di un suo progetto. Ma credo che senza accertarsi di tali opportunità, abbastanza ‘ottusamente’ si giungerà ad un’altra misura che va a svantaggio dell’interesse pubblico”.